NAPOLI (Mauro Mancuso) – La sintonia tra il presidente della Camera Roberto Fico e l’ala orlandiana del Pd ricuce in parte lo strappo pre-elettorale tra M5S e dem che in Campania a partire da Napoli, ma anche in altri Comuni importanti, governano insieme. Stando a fonti interne ai due partiti, il fatto che i giallorossi non corrano insieme non li rende necessariamente nemici o competitor e da qualche giorno si racconta di un probabile sostegno reciproco per strappare collegi uninominali al centrodestra. Artefici dell’operazione sembra siano gli stessi di sempre: Fico e Marco Sarracino col placet del ministro Andrea Orlando e l’ala bettiniana. Una sorta di accordo che vedrebbe il ‘grillino’ disposto a dare una mano ai dem nei collegi napoletani in cui il M5S non ha molte possibilità di vittoria. Un modo per salvare capra e cavoli guardando al futuro e per il pentastellato anche di dimostrare che pur non avendo ottenuto la ricandidatura, a causa della regola del doppio mandato, il regista del M5S partenopeo è lui. Soprattutto adesso che non c’è Luigi Di Maio a essergli d’ intralcio, o quasi. Perché l’ex capo politico dei 5 Stelle, ora del gruppo Impegno civico, è candidato a Napoli in un uninominale. Una decisione che ha creato non pochi malumori tra le fila dei dem che nel collegio di Fuorigrotta potrebbero dirottare i voti altrove. Se la legge elettorale fosse stata diversa e avesse contemplato il voto disgiunto, Di Maio non avrebbe avuto vita facile, con il ‘rosatellum’ si complica tutto. Anche laddove i voti degli orlandiani non andassero al ministro, ci sarebbe tutta un’altra parte di piddini a limitare i danni. Lo scontro interno tra l’ala che fa capo a Orlando e quella che risponde al governatore Vincenzo De Luca si protrae e benché giochino tutti nella stessa squadra le prospettive sono diverse. Il numero uno di palazzo Santa Lucia ha già il sostegno in consiglio regionale dei tre consiglieri dimaiani Valeria Ciarambino, Luigi Cirillo e Salvatore Aversano che potrebbero, subito dopo le elezioni e a seconda del risultato del loro leader, entrare in maggioranza e garantire al presidente l’appoggio sull’ipotesi di approvazione di una legge che gli consenta il terzo mandato alla guida della Campania. Non ha interessi a boicottare Di Maio, per gli altri è diverso poiché laddove realmente il M5S desse una mano al Pd una contropartita sarebbe necessaria. E benché alle Regionali manchi ancora tempo, Fico potrebbe centrare l’obiettivo che ha mancato anni fa e ottenere una candidatura ‘bipartisan’ nel 2025. Le promesse di oggi fino ad allora potranno essere infrante senza che nessuno se ne stupisca e i dem lo sanno e, ora, provano a incassare il maggior numero di collegi possibile. Lo strappo tra pentapiddini è momentaneo, è probabile che la composizione del nuovo Parlamento porti ad un riavvicinamento. Intanto i 5 Stelle sperano di ripetere almeno in parte il successo del 2018 riuscendo ad eleggere quantomeno i fedelissimi fichiani e ancor più contiani come la capogruppo al Senato Mariolina Castellone, Gilda Sportiello e Sergio Costa. A confermarlo le parole di Fico ieri durante la presentazione a Napoli dei candidati. “Il Pd ha fatto una scelta secondo me affrettata, sbagliando, – ha detto a margine della presentazione delle liste del M5S – ma noi comunque siamo sulla nostra strada, una strada di progressismo e progressista. Più avanti vedremo chi sarà progressista e decideremo”. Presenti, tra gli altri Federico Cafiero de Raho, Dario Vassallo, e gli assessori partenopei Luca Trapanese ed Emanuela Ferrante.
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