Una delle cause della nefasta azione liberticida del Marxismo è consistita nella fatale illusione di poter prevedere il fine ultimo della Storia gettando le basi per la nascita, forzata, di una società di eguali. In nome di questo folle principio, ogni nefandezza, ogni abuso è stato tollerato, ivi compresi le purghe, i gulag ed il massacro (per carestia) dei piccoli proprietari terrieri, quei “kulaki” morti a milioni sotto i colpi della cervellotica pianificazione economica staliniana. Si potrebbe citare questa propensione allo Storicismo dei grillini come uno dei principali moventi delle fortune del loro Movimento: la fatale presunzione di poter prevedere un nuovo sbocco nella storia politica della Nazione, il possesso della capacità di saper prevedere e garantire una completa e duratura metamorfosi del modo di governare l’Italia. Questo storicismo, piuttosto invasato ed urlato, ha consentito al M5S di presentarsi alla disincantata opinione pubblica italiana come la nuova ideologia, la nuova metodologia politica, in grado di risolvere tutti i mali della partitocrazia e delle corrotte istituzioni parlamentari. Anche per i pentastellati, infatti, c’è stata, in passato, un radicata e diffusa illusione che con un poco di onestà e un pizzico di buon senso, si sarebbe potuta rifondare la malandata società nostrana, ribaltando il vecchio e logoro regime parlamentare, e con esso licenziare, con tanto di gogna mediatica, un’intera classe dirigente origine di ogni male e nequizia. Adunate oceaniche di cittadini, istigati dall’istrione di turno, oppure dall’uso sapiente dei social media, avevano illuso il cosiddetto “popolo sovrano” che la storia della vita politica e della stessa Repubblica italiana potesse essere riscritta dai grillini e contrabbandata per vera. Tutto ciò che aveva un retaggio di valori, una storia, un novero di politici che avevano servito, in precedenza, la collettività su libero e democratico mandato popolare, doveva essere bollato con la lettera scarlatta più infamante. Un esercito di uomini nuovi si affacciava alla notorietà vantandosi dell’assoluta mancanza di esperienza pregressa e di cultura politica. La novità fu considerata di per se stessa salvifica e giustificativa dell’ignoranza e dell’approssimazione di intenti. Al popolo fu promesso un “nuovo rinascimento”, il risorgere delle funzioni statali soprattutto di quelle che avevano riempito le greppie dell’assistenza e delle clientele: redditi senza lavoro, giudizi sommari e manette per chi nuovo non era; programmi di governo a largo spettro contenenti tutto ed il contrario di tutto. Insomma un’orgia di qualunquismo che individuava il capro espiatorio in tutto ciò che non fosse nuovo di zecca ed ignorante, a tutto tondo, delle cose politico istituzionali. A nulla valse dimostrare che il debito pubblico era figlio delle politiche statali fatte da leggi senza copertura per accontentare questa o quella categoria elettorale, che il bilancio dello Stato era composta in ordine decrescente da pensioni, stipendi, sanità ed interessi passivi sul debito statale per l’80 per cento delle uscite. Inutile invocare i saperi e le esperienze come indispensabili per il buon governo, e le riforme costituzionali come parte propedeutica per ogni tipo di cambiamento. Il popolo in delirio, illuso dai nuovi benefattori, decretò un terremoto elettorale che spazzò via tutto e tutti assegnando la maggioranza relativa dei seggi in Parlamento ai seguaci di Grillo, mettendo le istituzioni in mano ad un partito di proprietà di una società lucrativa (la Casaleggio & C.), teleguidato per via informatica con un’organizzazione interna tirannica di stampo stalinista. Quanto sia durata tale follia, e con essa la riedizione delle furbizia levantina di un popolo abituato a mentire ed a smentirsi a seconda delle convenienze del momento, oggi è noto: non più di due anni!! Innanzi ai miseri resti dei risultati elettorali ottenuti alle regionali c’è da chiedersi cosa resterà dell’antipolitica pentastellata in servizio permanente effettivo. Chi riempirà quei voti ed a chi andranno le preferenze che furono appannaggio dei 5S? Quale autorevolezza manterrà un governo nel quale la prima forza parlamentare è uscita ridimensionata dall’ultimo responso dell’urna? E di quel popolo illuso dai benefici e dai redditi senza lavoro, istigato dall’odio sociale, che cosa ne sarà elettoralmente parlando? Sono questi gli interrogativi da sciogliere, nella prospettiva caotica ed approssimativa in cui versa attualmente la politica. Saranno le “Sardine” a rimpiazzare il qualunquismo dei Cinque Stelle? Basterà il canto “Bella ciao” a ricollocare le masse giovanili nell’orbita del Pd, oppure questi giovani andranno alla caccia di una Nazione riformata e riformabile nella quale recitare ruoli futuri? Credo siano questi gli interrogativi nella notte della polvere delle stelle cadenti.