NAPOLI – Da anni il quartiere di Ponticelli è sotto il controllo del clan De Micco-De Martino. La loro ascesa è coincisa con una serie di omicidi mirati e arresti decisivi nell’autunno del 2022, che hanno indebolito pesantemente la cosca rivale dei De Luca Bossa. Un tempo sostenuti da alleati come i Minichini, i Reale e i Casella, oggi i De Luca Bossa sono confinati in un angolo del Lotto 0, mentre il comando del territorio è passato in mano ai loro storici nemici.
Il clan De Micco-De Martino, tra i più potenti dell’area orientale di Napoli e dell’hinterland, impone la propria egemonia con la strategia del terrore: stese, bombe e intimidazioni hanno trasformato le palazzine popolari di Ponticelli in un teatro di guerra urbana, togliendo serenità agli abitanti. Il traffico di droga rappresenta la principale fonte di reddito del sodalizio, con una rete di spaccio che si estende fino ai comuni limitrofi di Cercola e Volla. Ma non è l’unico canale di finanziamento.
A gonfiare le casse del clan ci sono anche le estorsioni, che in prossimità delle festività natalizie si intensificano. Gli uomini della cosca si presentano da commercianti, imprenditori e anche da chi opera in attività illecite per riscuotere il cosiddetto “pizzo”, denaro che in parte viene destinato al sostegno delle famiglie dei detenuti. E’ emerso inoltre che anche spacciatori e rapinatori non affiliati devono versare una percentuale dei loro introiti alla famiglia criminale, come forma di “tassa” per poter operare sul territorio.
Tuttavia, i De Micco-De Martino non sono interessati ad accogliere nuovi affiliati: la linea impartita dai vertici è chiara. Il clan dispone già di uomini a sufficienza, e preferisce rafforzare la propria posizione attraverso il potere economico, piuttosto che diluire la struttura interna con nuove leve. L’obiettivo è chiaro: mantenere la supremazia e contenere le eventuali riorganizzazioni dei rivali storici.
In questo scenario, le indagini hanno rivelato anche una strategia più raffinata: il clan avrebbe iniziato a investire nel settore della distribuzione di carburanti. Le pompe di benzina, formalmente intestate a prestanome o società di comodo, diventano strumenti perfetti per il riciclaggio dei proventi illeciti derivanti dallo spaccio e dalle estorsioni. Un modo per far apparire legale denaro sporco, reinserendolo nel circuito economico senza destare sospetti. E’ la conferma della capacità della criminalità organizzata di infiltrarsi nei settori apparentemente puliti, trasformando anche un normale rifornimento di carburante in un ingranaggio del sistema criminale.
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