ROMA (AWE/LaPresse) – Nessun coinvolgimento nel dossier Alitalia e investimenti importanti per la consegna dei pacchi. Davanti alla Commissione Trasporti della Camera, l’amministratore di Poste Italiane Matteo Del Fante evita ogni ambiguità e fa un punto a 360 gradi sullo stato di salute dell’azienda, chiamata in causa per un possibile ingresso diretto nella compagnia aerea.
Il bilancio dell’ad di Poste Italiane
Il 31 ottobre scadono infatti i termini per le offerte, con il termine per la restituzione del prestito ponte di 900 milioni prorogato al 15 dicembre. Ma se da Berlino il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli frena sul timing (“Ottobre potrebbe essere un mese in cui si sciolgono alcuni nodi, ma certamente entro fine anno avremo una soluzione”) e Fs ammette di valutare il caso, il massimo dirigente di Poste chiude ogni spiraglio: “Non abbiamo avuto nessun tipo di interessamento su Alitalia. Lo leggo sulla stampa”.
I progetti
Dopotutto i progetti in campo sono tantissimi e gli oneri non mancano. Il primo è un impegno sulla consegna dei pacchi, perché “nel piano presentato a febbraio è previsto 1 miliardo di investimenti per i mezzi di consegna e per le apparecchiature di smistamento”. L’obiettivo è quella di recuperare nell’e-commerce dove i pacchi cresceranno del 15% l’anno.
10mila ingressi entro il 2022
Si legge in questa chiave il piano industriale 2018-2022, che prevede oltre 10mila ingressi a pieno organico entro quattro anni. Poste metterà infatti in campo circa 4.500 dipendenti ‘per il recapito dei pacchi nel pomeriggio’, e altri 5.500 nei servizi finanziari. Negli ultimi mesi non erano mancati poi i dubbi su possibili tagli nei centri più piccoli e al personale.
Anche qui Del Fante rassicura tutti: “Poste non sta licenziando nessuno, non c’è alcuna politica di licenziamento. Chi lascia l’azienda lascia con un accordo di prepensionamento”.
La chiusura su Alitalia e il rilancio di Del Fante
E rilancia: “Confermiamo l’impegno formale di non chiudere nessun ufficio postale nei Comuni con meno di 5mila abitanti”. Da parte dell’azienda rimane comunque viva l’attenzione per i conti corrente degli oltre 30 milioni di clienti, visto che al 30 giugno c’erano in gestione ben 510 miliardi di euro di risparmi degli italiani, di cui oggi il 63% fa capo al risparmio postale. L’ad ha voluto sottolineare poi, anche in chiave futura, che Poste “continuerà a investire nei Btp anche in futuro’. Siamo acquirenti di titoli di Stato perché in questo momento rende e perché riteniamo che compito di un’azienda come Poste sia quello di investire nei titoli del nostro Paese”.
di Alessandro Banfo