NAPOLI – Li hanno definiti “angeli” quando non “eroi”, gli hanno tributato onori (a parole) e sono stati sulla bocca di molti per molto tempo. I camici bianchi reclutati durante la pandemia, quelli che hanno contribuito a non far implodere un sistema sanitario già precario e malridotto, sono stati il cavallo di battaglia della seconda campagna elettorale di Vincenzo De Luca, che grazie al Covid e alle sue uscite mediatiche si è assicurato altri 5 anni di governo della Campania: ma ora, dopo aver prestato il loro servizio, sono stati già dimenticati. Medici, Psicologi, Infermieri, Oss, Amministrativi, Tecnici della prevenzione, Assistenti Sanitari (23.500 in tutta Italia) come soldati in trincea che hanno rischiato la loro vita, hanno perso anche dei loro cari, ma sono stati lì, in prima linea a dare il loro contributo professionale per 27 mesi per il bene dei cittadini, rappresentando lo Stato che li aveva reclutati attraverso la protezione civile, e il bando Arcuri. Finita la pandemia, lo Stato senza neanche dire grazie li ha spazzati via a partire dal 31 dicembre scorso dando loro il ben servito.
L’altro ieri questo ‘esercito’ è arrivato a Roma da tutte le Regioni, Campania in testa (in alto una delegazione) per chiedere al Ministro della Salute un impegno politico, dando a tutti la possibilità di continuare a lavorare, Del resto è significativa e imprescindibile l’importanza di questi operatori, alcuni reclutati senza contratto, altri assunti con vari contratti, con bandi Arcuri, bandi Dirmei, bandi protezione Civile, partita Iva, Co. Co. Co, attraverso le ordinanze 709, 665, 747, tutti attraverso la Protezione civile con il consenso del Ministero della Salute, della Conferenza Stato Regioni, in linea con l’esigenza di un’emergenza Nazionale.
La situazione attuale, però, è diversificata a livello locale. Se la Regione Lazio ha proceduto a stabilizzare (dopo 18 mesi di attività continuativa si può), in Campania si sta adottando un’altra linea. Si stanno stabilizzando solo i reclutati dai bandi delle stesse Asl e non coloro che sono passati dal bando della Protezione civile. Esiste una nota della Regione, firmata dal direttore Postiglione che ‘invita’ le Asl a procedere alle assuzioni a tempo indeterminato, ma alle Asl non basta: e temporeggiano.
Eppure è noto che in tutta la Campania mancano numericamente figure in grado di dare assistenza adeguata: sarebbe importante riconoscere la valorizzazione della professionalità che hanno acquisito questi operatori, e che possano essere inseriti nel Servizio Sanitario Nazionale con assunzione a tempo indeterminato, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni di personale, al fine di potenziare la presenza di operatori professionali e far fronte alle esigenze del servizio sanitario nazionale garantendo i livelli essenziali di assistenza (Lea).
Al ministero della Salute una delegazione composta da un Medico, da un Infermiere, da un OSS, da un Amministrativo, da un Tecnico della Prevenzione, da un Assistente Sanitario, è stata ricevuta dal sottosegretario alla Salute che ha assicurato che visionerà i dossier di tutte le Regioni in cui la procedura si è arenata e confermando la volontà del governo a far fronte al problema con l’inserimento di un emendamento nel Milleproroghe con il quale prolungare i contratti fino al 31 dicembre 2023. Una soluzione non definitiva ma che consente di prendere tempo e trovare la copertura finanziaria per tutti in vista della stabilizzazione definitiva. O magari usufruire della legge Madia che dopo 36 mesi consente di dire addio al precariato.
Gli “eroi del Covid” ci stanno provando a far valere i propri diritti: ma lui, il governatore De Luca, che fa? Tace, e con lui tutta la struttura regionale che si occupa di sanità. I precari non fanno più notizia e pazienza se hanno consentito al sistema sanitario campano di non collassare. Ora non ci sono più dirette da fare, né campagne elettorali alle porte.
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