Precipita dal tetto del capannone, senza scampo operaio di 44 anni

Giuseppe Lisbino

ARZANO – Alla lunga lista di morti bianche vanno aggiunti il nome e la storia di Giuseppe Lisbino, 44enne di Frattaminore che ha perso la vita mentre si guadagnava da vivere. L’uomo è precipitato dal tetto di un capannone, nello stabilimento Ecocart ad Arzano, dove stava realizzando interventi di installazione di pannelli fotovoltaici. E’ caduto da un’altezza di almeno dieci metri. Il personale medico del servizio 118 si è precipitato sul posto nel giro di qualche minuto, allertato dai colleghi di Giuseppe, ma purtroppo non ha potuto fare altro che constatare il decesso del 44enne a causa delle gravi ferite riportate nell’incidente. La notizia della sua morte ha scosso la comunità di Arzano e quella di Frattaminore, dove viveva, lasciando un vuoto incolmabile nei cuori di amici, parenti e colleghi.

Indagini in corso

Parallelamente all’intervento dei soccorritori, in via Serrao sono giunti anche i carabinieri della tenenza di Arzano, che hanno immediatamente avviato un’indagine per determinare l’esatta dinamica dell’incidente e individuare eventuali responsabilità. La Procura di Napoli Nord ha disposto il sequestro della salma: l’autopsia dirà tanto sulle cause della tragedia e cristallizzerà le responsabilità eventuali. Le indagini sono ora nelle mani dei militari dell’Arma di Arzano, con il supporto del personale dell’Asl Napoli 2 Nord, competente sul territorio. Frattaminore si stringe intorno alla famiglia di Giuseppe Lisbino in questo momento di immenso dolore, e numerosi messaggi di cordoglio sono apparsi sui social media, testimoniando il profondo affetto e rispetto che il defunto ha guadagnato nel corso degli anni. La sua perdita è stata sentita da tutti coloro che lo conoscevano, e il suo ricordo rimarrà vivo nelle loro menti e nei loro cuori. Giuseppe lascia la moglie e due bambini piccoli.

Il commento di Paolo Capone

“Ancora vittime sul lavoro. In meno di 24 ore due incidenti mortali hanno causato la morte di altrettanti operai. Si tratta di una vera e propria ecatombe di fronte alla quale è intollerabile parlare di fatalità”. E’ duro e perentorio lo sfogo di Paolo Capone, leader della confederazione Ugl. “La sicurezza sul lavoro è un diritto fondamentale per ogni lavoratore, questa strage non è più ammissibile. Morire sul lavoro significa offendere il diritto stesso alla vita. Si deve agire tempestivamente per prevenire queste tragedie. È quanto mai urgente la promozione di una vera e propria cultura della sicurezza sul lavoro, ampliando l’addestramento e la formazione a partire dalle scuole secondarie. Come Ugl continueremo a vigilare e a portare avanti, senza sosta, la battaglia contro il fenomeno delle cosiddette morti bianche. Bisogna intensificare, diligentemente, i controlli sui luoghi di lavoro, puntando sul coordinamento delle banche dati per rafforzare la prevenzione contro gli infortuni sul lavoro, coinvolgendo tutte le parti sociali e datoriali per incrementare gli investimenti sulla sicurezza”.

L’analisi di Cgil Napoli e Campania

Sulla stessa linea la Cgil Napoli e Campania. “Due morti in 24 ore, quattro in una settimana. Ormai non ci sono altre parole da usare: siamo di fronte ad una vera e propria strage quotidiana – ha affermato il segretario generale Nicola Ricci – Napoli e la Campania continuano a pagare un prezzo altissimo, tra i territori in Italia dove si muore di più sui luoghi di lavoro. Ora basta: è il momento di porre un argine concreto mettendo in campo ogni strumento possibile e necessario, dalla prevenzione alla formazione fino alla certezza della pena per chi è responsabile di queste morti”. Nella giornata di mercoledì – ha ricordato Ricci – “Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ringraziandolo per la sensibilità mostrata negli ultimi tempi sul tema della salute e della sicurezza sul lavoro e chiedendo un’attenzione straordinaria a tutte le Istituzioni nella battaglia per isolare quelle imprese e quei datori di lavoro che non garantiscono il rispetto delle norme”. “Gli intenti e le parole – ha concluso Ricci – non bastano più: servono azioni concrete e immediate partendo dal rispetto della Costituzione”.
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