MILANO (AWE/LaPresse) – I primi sei mesi dell’anno non lasciano ancora intravedere segni ufficiali di ripresa per i prezzi del mattone in Italia. Prezzi che mostrano una crescita solo nei grandi centri urbani, dove i valori sono aumentati dello 0,4%. A livello nazionale la variazione è sempre pari allo 0,4%, ma in negativo. Mentre a soffrire di più sono i piccoli centri, dove la perdita è dello 0,8%. A rilevarlo è l’Osservatorio di Immobiliare.it sul mercato residenziale, che mostra come la discesa del valore degli immobili sia un trend diffuso in tutte le principali aree del Paese. Il Sud perde infatti lo 0,6%, mentre il Centro vede i prezzi scendere dello 0,4% e il Nord limita i danni con un calo dello 0,2%.
A fronte di queste variazioni, per comprare un immobile in Italia, a giugno 2018, il prezzo medio è stato pari a 1.892 euro al metro quadro. Col Sud che è l’unica area dove i valori medi, pari a 1.581 euro/mq, si presentano inferiori a quelli nazionali. La zona più cara per un acquisto immobiliare resta il Centro, con una media di 2.271 euro/mq, mentre a Nord il prezzo si è fermato a 1.914 euro/mq.
“La ripresa del mattone in Italia è una partita che si gioca su due fronti, uno dei quali è rappresentato proprio dalle nostre metropoli”, commenta Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it
Balza immediatamente all’occhio il salto dei prezzi richiesti a Bologna, cresciuti del 3,7% in sei mesi e del 6% in un anno. Una tendenza positiva che coinvolge anche Firenze, dove nel primo semestre il progresso è stato del 3%. Oltre che Aosta (+1,2% in sei mesi), Milano (+1,1%), Venezia (+2%) e in misura minore Napoli (+0,3%). A fronte di un calo registrato invece a Roma (-0,6%). “Nelle principali città italiane il trend tenderà ad essere positivo. Grazie a una domanda in costante aumento, a cui risponderanno prezzi sempre in risalita”, assicura comunque Giordano. Segnalando che “l’altro fronte è invece rappresentato dalla riqualificazione del patrimonio immobiliare. Ancora molto vecchio e poco ‘attraente’ per i potenziali acquirenti”. Una considerazione valida soprattutto per i centri minori, dove mancano le risorse per gli investimenti necessari e dove il calo dei prezzi richiesti non riesce ad arrestarsi.