CASAL DI PRINCIPE – Se i carabinieri sono riusciti a tracciare il presunto meccanismo che avrebbe messo in piedi Vincenzo Di Caterino, alias ‘o piattar, per guadagnare denaro con il noleggio e la compravendita di auto di lusso, è anche grazie alle dichiarazioni rese da un suo ex socio, un 35enne napoletano. L’uomo ha riferito agli investigatori di essere entrato in contatto con Di Caterino grazie ad un suo amico di Villa Literno. “Sapendo che mi occupo di noleggio auto”, ha raccontato, “mi chiese se fossi disponibile ad incontrare Di Caterino”. Il napoletano accettò e ‘o piattar, durante il loro primo faccia a faccia, avvenuto nell’estate di quattro anni fa, gli avrebbe chiesto se fosse stato disponibile o meno ad aprire una società di autonoleggio. Il casalese, per convincerlo ad accettare, gli garantì che sarebbe stato lui a fornirgli le vetture da affittare ed anche i soldi per avviare l’attività.
Tre richieste
Qualche giorno dopo, il partenopeo rincontrò Di Caterino per consegnargli i documenti necessari ad avviare l’iter burocratico di apertura della ditta. “Vincenzo”, ha continuato, “mi disse che mi avrebbe fatto ottenere un finanziamento di 150mila euro. Centomila euro sarebbero andati a me e 50mila a lui. Mi diede anche una sim dedicata: se volevo contattarlo, avrei dovuto chiamarlo solo lui”. Tuttavia, a partire da settembre 2019, Di Caterino avrebbe iniziato a fare richieste diverse al napoletano. “Mi disse che avrei dovuto noleggiare un’Audi A3 presso una società situata all’interno dell’aeroporto di Capodichino”. In quell’occasione, ‘o piattar fornì anche il denaro come cauzione per ottenere la vettura. “L’undici ottobre 2019 riuscii a noleggiare l’Audi e la consegnai a Di Caterino, a Teverola, presso il bar Fiat caffè”. Qualche giorno dopo, ‘o piattar gli fece la stessa richiesta, ma questa volta per prendere una vettura diversa, una Bmw Serie 4 presso un’altra società a Capodichino. E a stretto giro arrivò pure la terza richiesta: noleggiare un’Audi Q2. Ma le vetture che il 35enne avrebbe noleggiato e consegnato a Di Caterino non sarebbero state mai più restituite alle società che le avevano affittate.
La ricostruzione
“Mi diceva che le auto non sarebbero più state riconsegnate: erano ‘andate’. Quindi mi invitava a fare denuncia per dichiararle rubate. Voleva anche che facessi una copia delle chiavi, per denunciare il furto e non la rapina. Cosa che poi non ho fatto”. Quale era il destino di queste vetture? Probabilmente l’estero: venivano innestate in giri extraeuropei che alimentavano mercati con controlli meno rigidi. Parte del denaro che ‘o piattar avrebbe guadagnato con il traffico di auto di lusso, sostengono gli investigatori, finiva a Giovanni Della Corte detto cucchione, ritenuto il reggente della cosca Schiavone. Il napoletano ai militari ha anche riferito agli investigatori che Di Caterino, oltre a recuperare auto con il sistema del noleggio e le rapine farsa, in alcune circostanze si recava pure all’estero per prendere le macchine di lusso. “Mi disse che stava per partire per la Spagna, precisamente per Barcellona, per ritirare una Ferrari 488 e un’Audi Rs3 Abt, facendo poi ritorno via mare”. Il sistema che ‘o piattar avrebbe usato per procurarsi i veicoli è emerso nel corso dell’indagine, coordinata dalla Dda di Napoli, tesa a tracciare le nuove strutture e i business illeciti delle cosche Schiavone e Bidognetti. L’inchiesta è sfociata lo scorso novembre in oltre 30 misure cautelari e tra gli arrestati c’erano proprio Di Caterino e Della Corte, entrambi accusati di associazione mafiosa.
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