CASERTA – I posti di pronto soccorso al collasso in Campania. Nei principali ospedali della Regione gli organici sono assolutamente insufficienti a fronteggiare l’afflusso di pazienti e gli ospedali di comunità (che dovrebbero ridurre almeno gli accessi di pazienti cronici) richiederanno anni per essere pronti. All’ospedale Cardarelli di Napoli lavorano 120 persone nel reparto di emergenza, ma ne servirebbero almeno 250 per i 150-200 accessi al giorno che la struttura deve fronteggiare. All’Ospedale del mare ci sono 55 infermieri, ma ne servirebbero 60. Non va meglio all’azienda ospedaliera “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta: in base alla pianta organica, il pronto soccorso dovrebbe avere 22 medici oltre al dirigente del reparto, ma ce ne sono 18 che fra pochi giorni diventeranno 15 perché 3 sono in partenza.
Concorsi poco “attrattivi”
La Regione Campania non riesce a rendere attrattivi i concorsi, con il risultato che diversi aspiranti presentano domanda, ma poi non si presentano alle selezioni, oppure, dopo averle superate, vanno via non appena trovano reparti meno usuranti. O ancora optano per la sanità privata, che di fatto è da sempre favorita sulla pubblica: si veda l’accordo con le cliniche private per i posti letto in emergenza Covid, accolto da polemiche e preso di mira anche dalla Corte dei conti. Basti pensare che il pronto soccorso dell’ospedale di Santa Maria Capua Vetere, chiuso perché il nosocomio è stato dedicato al Covid nel periodo dell’emergenza, non riapre per mancanza di medici.
Gli ospedali di comunità
L’apertura di ospedali di comunità e case di comunità è programmata proprio per alleggerire i posti di pronto soccorso. Il programma presentato un anno fa dal presidente della Regione prevede la realizzazione di 169 case della comunità, 45 ospedali della comunità e 58 centrali operative territoriali. Il tutto per un investimento di oltre 380 milioni di euro, parzialmente coperto dai fondi del Piano nazionale di ripresa, e con tempi di realizzazione di tre anni. Il problema, come ammesso dallo stesso governatore, è trovare il personale necessario.
Le case della comunità sono strutture polivalenti di assistenza primaria e specialistica in grado di erogare anche prestazioni sociosanitarie. Vi verrebbero svolti screening diabetologici e oncologici, ma potrebbero diventare anche un punto di prelievo e di vaccinazione. Negli ospedali di comunità sarebbero ricoverati pazienti che richiedono cure a basse intensità, ovvero a breve degenza. La strategia è volta a ridurre gli accessi al pronto soccorso.
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