Desirée, braccato e arrestato il presunto pusher che avrebbe fornito droghe e psicofarmaci ai suoi aguzzini: è un 36enne romano

Marco Mancini è stato braccato alla fermata della metropolitana linea C Pigneto.

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

ROMA – A tre settimane di distanza dalla morte di Desirée Mariottini è stato arrestato l’uomo ritenuto responsabile di aver fornito le droghe e gli psicofarmaci poi somministrate alla 16enne. Si tratta di Marco Mancini, 36 anni, di Roma. Gli agenti della squadra mobile di Roma e del commissariato San Lorenzo hanno eseguito nel tardo pomeriggio di ieri il fermo emesso dalla Procura.

Arrestato Marco Mancini, 36enne romano che avrebbe fornito droghe e psicofarmaci agli aguzzini di Desirée Mariottini

Mancini è stato braccato alla fermata della metropolitana linea C Pigneto. Sottoposto a perquisizione personale, è stato trovato in possesso di 12 dosi di cocaina e di psicofarmaci di vario genere. Sarebbe stato lui, secondo le indagini svolte dalla Procura, a fornire agli aguzzini della ragazza le sostanze utili a ‘stordirla’. Un mix praticamente letale composto da cocaina, eroina e psicofarmaci con effetti psicotropi contenenti quetiapina. Desirée, per gli inquirenti, lo conosceva. Sarebbe stata una sua cliente. Ma non è a lei che Mancini avrebbe ceduto gli stupefacenti e le altre sostanze. Direttamente ai frequentatori dello stabile abbandonato in via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo.

Quattro extracomunitari già in carcere per l’orribile morte della 16enne nel quartiere San Lorenzo

Quelle stesse persone che le hanno somministrato il tutto, per poi violentarla per ore prima di lasciarla agonizzante. Almeno 12 ore di inferno. Desirée sarebbe stata ancora viva quando i suoi assassini sono andati via, ma è stata trovata senza vita al mattino del 19 ottobre. Una crudeltà senza limiti. Marco Mancini è la quinta persona arrestata per la morte della 16enne di Cisterna di Latina. In carcere ci sono già i senegalesi Brian Minteh e Mamadou Gara, il nigeriano Alinno Chima (per i giudici, i tre avrebbero trasformato Desirée in un “mero oggetto di soddisfazione sessuale”, impedendo ad altri di chiamare i soccorsi al grido di “meglio lei morta che noi in carcere”) e il ghanese Yusif Salia.

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