ROMA – Putin minaccia l’interruzione del gas all’Europa attraverso la chiusura del Nord Stream 1, il gasdotto che collega Mosca alla Germania. Il monito lo zar lo ha rivolto all’Europa, e ciò avverrebbe in caso di sanzioni sul petrolio. Una situazione che creerebbe non pochi problemi. E proprio secondo uno studio effettuato dalla Fondazione Eni-Enrico Mattei, quello della chiusura dell’erogazione del gas “è un’eventualità da scongiurare con forza” perché “costringerebbe l’Italia a imporre un razionamento” in quanto “le forniture di gas dalla Russia sono azzerate da adesso fino alla fine del prossimo inverno, cioè a marzo del 2023”
Il consumo
I dati forniti dalla Fondazione Eni sottolineano il grosso utilizzo che l’Italia ha fatto finora del gas ovvero “più di 70 miliardi di metri cubi, di cui circa il 40% viene comprato dalla Russia. Nel 2021 da Mosca abbiamo ricevuto 28,8 miliardi di metri cubi”. A questo punto il nostro Paese guarda altrove, ovvero a Algeria e Libia a cui si chiederebbe un surplus che, associato ad un incremento della produzione nazionale, raggiungerebbe i 18 miliardi di metri cubi mancanti.
L’alternativa
Sempre secondo lo studio, per gestire la situazione bisognerà dare priorità “al sistema elettrico nazionale, per evitare interruzioni della corrente elettrica. Sarebbe comunque necessario – hanno spiegato gli esperti – tenere in considerazione sia un forte aumento del prezzo dell’energia – stiamo fino a 100 euro a megawattora in più e lo stop all’importazione di elettricità, poiché gli altri Paesi avrebbero le stesse difficoltà dell’Italia”. Inoltre non è da escludere poter procedere all’utilizzo “a massimo regime, delle centrali a carbone attualmente attive, alla riapertura di due che erano pronte alla dismissione e all’utilizzo massimo possibile dell’elettricità prodotta dalle energie rinnovabili”.