Ma voi ve lo ricordate, Roberto Saviano, quando da Fabio Fazio criticò il direttore di un quotidiano locale nostro concorrente che, dopo aver pubblicato una lettera del boss dei casalesi Francesco Schiavone “Sandokan”, gli rispose cominciando con “La ringrazio per la stima”? Beh, all’epoca non si sapeva ancora in giro quello che recentemente ha rivelato il quotidiano Libero, pubblicando una lettera, scritta dallo stesso scrittore plagiario di proprio pugno, e indirizzata nientepopodimeno che al peggior criminale e camorrista della storia della nostra martoriata regione: Raffaele Cutolo. La lettera è stata concessa a Libero per la pubblicazione da Simone Di Meo e Gianluigi Esposito, come anticipazione del loro libro «Diari segreti di Raffaele Cutolo. La storia mai raccontata del più potente boss della camorra», pubblicato da Piemme. Più che commentarla, vale la pena di riproporla:
“Caro don Raffaele, sono Roberto Saviano, ho 24 anni e mi sono laureato in Filosofia all’Università di Napoli Federico II e ho iniziato presto a collaborare con molti giornali attraverso recensioni di libri e inchieste sulla camorra (Diario, La Stampa, Pulp). Non è però nella mia veste di giornalista d’inchiesta che vi scrivo quanto piuttosto nel mio ruolo di critico letterario e di vorace lettore di letteratura e filosofia. Conosco assai bene la vostra storia, conosco assai bene il cancro della camorra, ciò che ha comportato per la Campania e per il Mezzogiorno; d’altronde vivo nella terra della camorra casalese e osservo coni miei occhi lo scempio che questo impero ha portato al territorio e all’intera nazione. Pur cosciente di tutto ciò, condivido ciò che pensa circa la vostra conversione il vescovo di Caserta Nogaro. Per tanto, don Raffaele, vi scrivo al fine di poter ricevere in lettura le vostre poesie. Più volte ho letto lacerti di suoi versi, piccoli brani, poche rime, e ho apprezzato la fattura letteraria, la qualità del fraseggio, il controllo della metrica, l’afflato dell’ispirazione. Lo stesso Fabrizio De Andrè leggendo alcuni vostri versi aveva espresso un giudizio positivo sulla loro qualità artistica e letteraria al di là del giudizio sulla vostra biografia. Mi piacerebbe poter ricevere i vostri libri (che non sono riuscito a rintracciare neanche dagli antiquari di Napoli) e tutte le poesie che riterrete di poter concedere alla mia attenzione. Non vi nascondo che mi piacerebbe poter mettere in internet alcuni suoi versi. Inserirli in un sito di alcuni scrittori giovani molto noti così da poter avere lettura da un pubblico molto giovane. Le potenzialità di internet sono infinite. Molteplici occhi possono leggere gratuitamente e lasciare in tempo reale commenti e giudizi. Risulta così che quando io pubblico alcuni articoli o racconti riceva decine e decine di messaggi che se avessi pubblicato sul cartaceo non avrei ricevuto. Chissà poi che qualche editore… non mi attendo quindi un vostro cenno e se avete desiderio di leggere i miei articoli letterari chiedetemi pure e ve li invierò, se poi vi piacerebbe intessere un rapporto epistolario incentrato su questioni filosofiche, letterarie e teologiche ne sarò lieto. Per quanto mi riguarda sono uno studioso del pensiero di Giordano Bruno e per origini familiari materne studio la Torah ebraica. Ho letto, pur avendo giovane età, centinaia di testi filosofici e centinaia di romanzi, mi dica se desidera avere testi e se può, per le norme carcerarie a cui è sottoposto, riceverli”.
Colpisce il linguaggio, il tono, l’intenzione. Un atteggiamento decisamente più disponibile di quello utilizzato con gli avversari politici e con i giornalisti dai quali ha copiato gli articoli.