Questi fantasmi

Uno spettro si aggira per l’Europa: quello del comunismo. Tutte le potenze si sono coalizzate per darvi la caccia. Così scriveva nell’Ottocento il padre di quell’ideologia, Karl Marx, per denunciare il fatto che tutti i detentori del “potere”, dal Papa allo Zar, da Metternich ai conservatori francesi (come Guizot) fino ai radicali transalpini, erano animati dallo stesso intento: contrastare la diffusione di quella dottrina. Al giorno d’oggi se al posto del comunismo poniamo il Covid SARS2, potremmo dire che lo spettro che atterrisce il mondo, ha le sembianze di un virus dalle dimensioni ultra microscopiche, che miete vittime in ogni angolo della Terra, spargendo panico e dubbi ovunque. Nonostante gli sforzi della ricerca scientifica, non ne conosciamo (ancora) l’origine non essendo mai stato identificato il suo ospite intermedio, vale a dire l’animale che ne ha consentito il salto di specie nell’uomo. Non sappiamo con certezza neanche se questo agente patogeno abbia avuto origine in Cina oppure se fosse già presente nel nostro Continente in tempi diversi, magari mascherato da virus innocuo per l’uomo come molti altri coronavirus influenzali. Insomma, brancoliamo nel buio delle probabilità e delle supposizioni. E tuttavia in questi mesi abbiamo imparato a capirne le modalità che esso ha di penetrare nelle nostre cellule ed i danni che arreca al nostro organismo. Abbiamo anche approntato una terapia genica, che volgarmente chiamiamo “vaccino”, per l’azione di stimolo al sistema immunitario che riesce a provocare come, appunto, fanno i normali vaccini che utilizzano direttamente virus attenuati, oppure parti degli stessi. In mancanza di un’altra arma di immunizzazione di massa, obtorto collo, i governi hanno dato vita ad una colossale campagna vaccinale sia pure di stampo sperimentale. Un’approssimazione dettata dall’urgenza di dover provvedere, nella fase acuta del morbo virale, innanzi alle decine di migliaia di morti ed alla saturazione dei posti letto e di quelli disponibili nei reparti di terapia intensiva. In disparte i clamorosi errori diagnostici e terapeutici commessi nei primi mesi dell’epidemia, che hanno provocato migliaia di vittime, soprattutto tra la popolazione anziana e quella più fragile in quanto gravata da altre concomitanti patologie. Sarebbe bastata l’osservazione autoptica sui deceduti per capire più velocemente che i danni mortali provocati dall’infezione, erano di natura trombo-embolica, più che dovuti a fattori di insufficienza polmonare, questi ultimi conseguenza (e non causa) della massiccia infiammazione provocata dal virus e dalla conseguente trombosi dei vasi sanguigni. Così per le terapie adottate sugli infetti, come i sintomatici – a base di blandi anti infiammatori – per la cura delle polmoniti. Una serie di concause che ha determinato un’ecatombe di decessi nella fase acuta del morbo e della sua diffusione. Certo le terapia con plasma arricchito ricavato dai malati guariti – dove sono presenti gli anticorpi naturali neutralizzanti del virus – e l’introduzione di soluzioni di anticorpi monoclonali, avevano offerto rimedi alternativi alla terapia genica-vaccino. Ma i costi, la scarsa maneggevolezza dei rimedi, i tempi di somministrazione adeguati, ristretti alle prime tremende fasi della malattia, la scarsezza di personale per poter organizzare cure domiciliari, hanno spuntato queste frecce pur presenti nella faretra dei cacciatori del Covid. Ne è conseguito che il rimedio universalmente utilizzato per immunizzare miliardi di persone sia stata, appunto, la terapia vaccinale, con tutto il proprio carico di incognite nel medio e lungo termine. Certo la terapia non era immune da complicanze ed eventi avversi, ma queste ultime evenienze sono state di entità più che accettabile se rapportata alla enorme quantitativo di persone sottoposta alla “cura”. Una parte della popolazione ha rifiutato la pratica vaccinale secondo il principio ed il diritto all’inviolabilità del proprio corpo rispetto a pratiche sanitarie non gradite. Un motivo tra i tanti che hanno dato la stura alle proteste di piazza, alimentate ulteriormente dai dati sulla mortalità diramati dall’Istituto Superiore di Sanità. Malamente esposti ed ancor di più malamente interpretati dai protestatari, essi ci dicono che solo il 3 per cento dei decessi può essere attribuibile al solo coronavirus. In sostanza, quello che è sfuggito ai critici è che il resto, avendo patologie conclamate, è deceduto per le concause scatenanti indotte dal virus. Senza quell’infezione, insomma, in moltissimi casi, i contagiati sarebbero ancora in vita. Diretta oppure indiretta che sia, la causa delle morti è addebitabile all’infezione virale da Covid ed ai danni che questa ha prodotto in persone fragili. Un motivo che basta ed avanza per riportare i dati dell’Iss alla loro esatta interpretazione. Purtroppo non ci sono morti fantasma in questa epidemia ma solo vite realmente perdute.

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