ROMA– Conto alla rovescia per la riunione del Parlamento in seduta comune che dovrà eleggere il successore di Sergio Mattarella. Appuntamento il 24 gennaio alle 15, attesi 1008 su 1009 grandi elettori, visto che per quella data potrebbe mancare ancora il seggio in Senato di Fabio Porta (Pd), mentre il sostituto di Roberto Gualtieri arriverà il 16, dopo il voto delle suppletive per lo scranno di Roma, lasciato vacante. Come detto i grandi elettori sono in tutto 1008 e sono così suddivisi: 630 deputati, 320 senatori (compresi i 6 senatori a vita: oltre a Giorgio Napolitano, ci sono Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubia e Liliana Segre, ndr) e 58 designati dai Consigli regionali. La rosa sarà decisa a ridosso delle elezioni con ogni Regione che sceglierà due esponenti per la maggioranza e uno per l’opposizione, tranne in Valle d’Aosta dove ne sarà scelto soltanto uno.
Dopo l’annuncio del presidente Fico infatti sono stati convocati tutti i consigli regionali per la prossima settimana, la maggior parte l’11 gennaio (tra cui figurano Lazio, Lombardia e Campania, ndr), mentre il Veneto sarà riunito il 14. Unica regione ad aver già stabilito chi saranno i tre grandi elettori è l’Abruzzo. E stando agli eletti il centrodestra conterà 33 delegati, mentre il centrosinistra 24. I grandi elettori sono così ripartiti in Parlamento: 196 sono della Lega, 128 di Forza Italia, 58 di FdI, 30 di Coraggio Italia-Cambiamo-Idea, 5 di Noi con l’Italia (il centrodestra conta quindi 417 grandi elettori a cui si aggiungono i 33 regionali), 132 grandi elettori sono del Pd, M5S con 233, Leu 18, Azione-PiùEuropa 5, Centro democratico di Bruno Tabacci con 6 deputati (il centrosinistra con l’aggiunta di Gianclaudio Bressa – iscritto al gruppo per le Autonomie ma eletto con il Pd – arriva a quota 394, a cui si aggiungono i 24 regionali). Fuori dai conteggi i 43 parlamentari di Italia Viva, che potrebbe diventare ago della bilancia, oltre al serbatoio del gruppo Misto – sia alla Camera che al Senato – a cui potrebbero attingere i due schieramenti.
Nelle prime tre votazioni per l’elezione del capo dello Stato serve la maggioranza qualificata dei due terzi del Parlamento, quindi 672 voti, mentre a partire dalla quarta il quorum si abbassa a 505, espressione della maggioranza assoluta. Il calendario delle votazioni a differenza dei precedenti e causa Covid-19 prevederà una sola votazione al giorno con la chiama per appello nominale scaglionata per fasce orarie e ordine alfabetico. Secondo il regolamento la pausa si può effettuare solo dopo la terza votazione, anche per dare ai partiti il tempo di raggiungere una eventuale intesa qualora non ci fosse. Raggiunto l’obiettivo, Roberto Fico proclamerà l’eletto e fisserà la data per il giuramento del nuovo capo dello Stato, che si svolgerà a Montecitorio davanti al Parlamento in seduta comune.
Prestato il giuramento al Paese e alla Costituzione, il presidente della Repubblica salirà al Quirinale per il passaggio delle consegne con il suo predecessore. A questo punto il nuovo inquilino del Colle riceverà dal premier Mario Draghi le dimissioni: un atto dovuto, visto che secondo la Costituzione il presidente del Consiglio è scelto e nominato dal presidente della Repubblica. Si tratta solo di una cortesia istituzionale, dato che le dimissioni saranno respinte.
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