Quirinale: Ira Letta-Renzi per mosse Salvini, stop provocazioni. E’ asse su Draghi

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Matteo Renzi, sullo schermo Enrico Letta

ROMA – A sera Enrico Letta lascia la Camera scuro in volto, corre giù dalle scale, arriva al garage e sale in macchina senza rivolgere una parola ai cronisti. Lo scampato pericolo, il “muro contro muro” evitato ieri, si rimaterializza dopo un pomeriggio di contatti e trattative, ma non con Matteo Salvini.

“Nessuna telefonata e nessun incontro”, confermano entrambi. Così, quando dal Carroccio filtra l’ipotesi di votare Franco Frattini per il Quirinale, nel quartier generale dem sbottano: “Siamo al manicomio, il centrodestra è completamente nel pallone”. Di più. “Basta provocazioni. Il Pd è un partito serio che non si presta a improvvisazioni raffazzonate, tanto più dopo giornate di giravolte e mancanza di chiarezza”, trapela dal Nazareno, mentre chi ci parla descrive il segretario “profondamente irritato”.

“Siamo tornati al via. Era un nome che era già stato fatto e avevamo abbondantemente espresso le nostre perplessità”, chiarisce subito Debora Serracchiani. “Continua il totonomi, continuan con questa modalità di lanciare i nomi, i nomi si condividono”, le fa eco Simona Malpezzi. Anche in questo caso la sintonia tra Enrico Letta e Matteo Renzi è totale.

I due leader avevano giocato di sponda per bloccare la ‘carta’ Frattini tentata da Salvini in chiave ‘giallo-verde’ e si ritrovano assieme adesso: “Qui siamo alla follia, sono quattro giorni che stiamo votando senza una logica, senza uno schema e abbiamo detto tutti insieme che il centrodestra aveva i numeri e dunque avrebbe dovuto fare una proposta, ma il centrodestra oggi manco ha ritirato la scheda. In tutto questo c’è una girandola di voci di incontri secondo le quali si starebbero offrendo cariche in giro, a destra e a manca. Ragazzi, questo è il Parlamento, non il teatrino di X Factor, sono senza parole”, dice il leader di Iv commentando gli sviluppi della giornata in diretta su Radio Leopolda, puntando il dito contro il “teatrino di qualche aspirante leader”.

E se “sospetto” per dem e renziani è il silenzio di Giuseppe Conte sull’argomento, dal M5S è la dimaiana Laura Castelli a lanciare un messaggio, nemmeno troppo cifrato, agli alleati e – soprattutto – alle diverse anime del movimento: “Usare il presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini, una carica istituzionale così autorevole, per spaccare la maggioranza di governo è un segno evidente che non c’è la volontà di trovare una soluzione per il Colle. Non possiamo spaccare la coalizione con il centrosinistra, salterebbe anche il governo”, scandisce.

Eppure, il film della giornata racconta anche di un’altra trama. “La quarta votazione dimostra che il Parlamento è spaccato e serve un nome condiviso”, è il ragionamento ribadito dai dem a spoglio ultimato. La situazione è decisamente fluida. Il nome di Elisabetta Belloni dopo lo sprint mattutino resta sul tavolo ma sembra essere “congelato” dopo poche ore, vittima di “dubbi trasversali” tra le forze politiche.

Un dirigente dem scommette ancora su una terna di nomi: “Draghi, Amato e Mattarella”. La carta del premier, quindi, non è ancora tramontata e ci lavora un fronte trasversale che va da Letta a Renzi passando per Di Maio, Giorgetti e Brunaro.

Per tutto il giorno si attende un segnale che arrivi dal centrodestra. Bene vengono interpretati, quindi, il colloquio di Mario Draghi con Silvio Berlusconi e l’incontro tra il premier e Antonio Tajani. Gli azzurri ribadiscono che la linea non cambia, che ‘super Mario’ è meglio rimanga a palazzo Chigi, ma per gli alleati l’uno-due rappresenta comunque “un avvicinamento”.

Poi, però, quella che viene definita “l’ennesima giravolta di Salvini”. “E’ completamente nel pallone. Vuole fare sia il leader del centrodestra, sia il kingmaker e il portavoce della maggioranza di Governo e fare le due cose nello stesso momento è impossibile”, è il ragionamento. Di più: “Il centrodestra è deflagrato, se arrivi a non ritirare la scheda è perché non controlli più i tuoi”.(LaPresse)

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