ROMA – Enrico Letta, nel suo quartier generale allestito in questi giorni al terzo piano del palazzo dei gruppi di Montecitorio, sta incontrando diversi dirigenti dem, a partire dalle capigruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi e dal vicesegretario Peppe Provenzano. Il segretario Pd, viene riferito, da quella che è diventata la sua war room è in costante contatto telefonico con i leader delle altre forze politiche. “La quarta votazione dimostra che il Parlamento è spaccato e serve un nome condiviso”, è il ragionamento che viene ribadito. La situazione, in ogni caso, è “decisamente fluida”. Il nome di Elisabetta Belloni dopo lo sprint mattutino resta sul tavolo ma sembra essere stato “congelato”, vittima di “dubbi trasversali” tra le forze politiche. Un dirigente dem scommette su una terna di nomi: “Draghi, Amato e Mattarella”.
La carta del premier, quindi, non è ancora tramontata ma nel Pd si registrano le difficoltà di Matteo Salvini. “Vuole fare sia il leader del centrodestra, sia il kingmaker e il portavoce della maggioranza di Governo e fare le due cose nello stesso momento è impossibile”, è il ragionamento.
Di più: “Il centrodestra è deflagrato, se arrivi a non ritirare la scheda è perché non controlli più i tuoi”.
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