ROMA – In cuor suo ci aveva sperato, e non poco, ma il sogno si è infranto nel primo pomeriggio davanti a una sessantina di franchi tiratori. Maria Elisabetta Casellati non salirà al Quirinale. La presidente del Senato si è presentata a Montecitorio con lo stesso vestito indossato in occasione della sua elezione a Palazzo Madama, unica differenza una vistosa spilla. Nemmeno la scaramanzia dell’abito ‘portafortuna’ però è servita. Del resto i precedenti non giocavano a suo favore. Solo Francesco Cossiga fu in grado di effettuare il salto al Quirinale da presidente del Senato, gli altri furono tutti bocciati.
Casellati, nonostante fosse parte in causa, ha deciso comunque di co-presiedere la seduta insieme al presidente della Camera, Roberto Fico. Una scelta criticata dal Pd che ha ricordato come nel 1992, quando Oscar Luigi Scalfaro, poi eletto, si trovò in analoga condizione da presidente della Camera in carica, si astenne dal presiedere lo scrutinio lasciando il compito al vicepresidente Stefano Rodotà.
La presidente del Senato ha effettuato una scelta diversa. Nelle sue mani, spesso impegnate a pigiare vorticosamente sui tasti del telefonino tanto da costringere Roberto Fico a rallentare lo scrutinio, sono transitate solamente 382 schede con il suo nome. Un numero decisamente inferiore alle 505 necessarie per traslocare sul Colle più alto. Un risultato oggettivamente sotto le attese sue e pure di Matteo Salvini, che in mattinata aveva optato per sparigliare le carte mettendo in campo un nome di peso come quello della seconda carica dello Stato.
Non è un caso che pochi istanti dopo il termine della votazione fonti della Lega abbiano immediatamente sottolineato che i voti del Carroccio siano andati tutti compatti in un’unica direzione. I due si erano sentiti ieri sera e Casellati aveva inviato sms ai colleghi di centrodestra con un invito al voto. Un tentativo non andato a buon fine perché, numeri alla mano, anche nella sua area politica la presidente del Senato non ha fatto il pieno dei voti disponibili. Resterà nel ruolo di ‘direttrice d’orchestra’ di Palazzo Madama, dove ha dimostrato di saper tenere a bada le truppe, anche senza andare troppo per il sottile, pure nei momenti più tesi.
Di Andrea Capello