Raffaele Cantone lascia l’Anac: “Torno a fare il magistrato”

Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone ha deciso di lasciare l'Anac per tornare a fare il magistrato: "Rientro in ruolo in un momento difficile"

Cantone sos sul dl Genova
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

ROMA – Raffaele Cantone lascia l’Anac per tornare a fare il magistrato. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione dopo circa cinque anni lascia la guida dell’organismo per deicarsi al suo impiego originario. Lo ha annunciato in una lunga lettera in cui spiega le ragioni che lo hanno spinto a mollare e a tornare adindossare la toga. “Ho ritenuto fin dall’inizio il mandato di presidente dell’Anac una parentesi, per quanto prestigiosa ed entusiasmante. Adesso sento che un ciclo si è definitivamente concluso, anche per il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell’Anac e del suo ruolo”, ha scritto.

Il ritorno in magistratura

Nei mesi scorsi Cantone ha presentato al Consiglio superiore della magistratura la candidatura per un incarico direttivo presso tre uffici giudiziari. La richiesta di rientrare nei ruoli organici della magistratura è un un atto che implica la conclusione del mandato super parte di presidente dell’Anac, che diverrà effettiva non appena l’istanza sarà ratificata dal plenum del Csm. “Tornerò all’Ufficio del massimario presso la Corte di Cassazione, dove prestavo servizio prima di essere designato all’unanimità dal Parlamento a questo importante incarico”, ha spiegato.

Le ragioni delle dimissioni

“La mia è una decisione meditata e sofferta. Sono grato dell’eccezionale occasione che mi è stata concessa ma credo sia giusto rientrare in ruolo in un momento così difficile per la vita della magistratura”, ha spiegato Cantone. A incidere sulla scelta di lasciare l’Anticorruzione per rimettere la toga è la crisi della giustizia. “Assistere a quanto sta accadendo senza poter partecipare concretamente al dibattito interno mi appare una insopportabile limitazione, simile a quella di un giocatore costretto ad assistere dagli spalti a un incontro decisivo: la mia indole mi impedisce di restare uno spettatore passivo, ancorché partecipe. Ho trascorso metà della vita indossando la toga, la magistratura è la mia casa”, ha concluso.

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