MARANO – Una notte di paura e devastazione in via Castel Belvedere, dove un violento incendio ha completamente distrutto la concessionaria Dp Auto. Il rogo è divampato tra le 4 e le 4,30 del mattino, svegliando i residenti della zona e richiedendo l’intervento urgente dei Vigili del Fuoco, accorsi rapidamente sul posto per domare le fiamme. A lanciare l’allarme è stata la sorella del titolare, contattata dai soccorritori in quanto referente locale: il proprietario, infatti, si trova in questi giorni a Trento, impegnato nell’acquisto di nuove vetture da inserire nel parco auto della concessionaria. In un primo momento si era ipotizzato un guasto elettrico come causa scatenante, ma l’arrivo degli investigatori ha fatto rapidamente chiarezza. Sul retro dell’edificio, infatti, sono state rinvenute alcune lattine sospette, probabilmente utilizzate per il trasporto di carburante. Questo elemento, insieme alle successive verifiche delle immagini di videosorveglianza, ha escluso ogni possibilità di incidente.
Nei fotogrammi, si distingue chiaramente un uomo incappucciato, armato di una tanica, che si avvicina alla struttura e appicca l’incendio in modo deliberato prima di darsi alla fuga. Le autorità hanno avviato un’indagine a tutto campo per identificare l’autore del gesto. Non si esclude alcuna pista: dal possibile gesto intimidatorio legato ad attività estorsive, fino a eventuali ritorsioni personali o rivalità nel settore commerciale. Gli inquirenti stanno vagliando anche le testimonianze raccolte tra i residenti della zona, nella speranza che qualche dettaglio possa fornire ulteriori elementi utili. Il rogo ha causato danni ingenti all’intera struttura e alle auto presenti nel salone. Ancora da quantificare il valore economico della distruzione, ma secondo le prime stime si parla di decine di migliaia di euro. Fortunatamente, non si registrano feriti. Il gesto ha scosso profondamente la comunità locale. Le indagini proseguono con il massimo riserbo. Gli investigatori confidano nell’analisi di ulteriori immagini e in eventuali segnalazioni da parte della cittadinanza per risalire all’identità del responsabile. L’ipotesi, come spesso accade in questi casi, è che il raid sia riconducibile al racket.