MILANO (AWE/LaPresse) – Non sono incoraggianti i dati italiani sui consumi raccolti nella nuova edizione del ‘Rapporto Coop’. In un mondo che cresce, segnala infatti il documento elaborato dall’Ufficio Studi del sistema delle cooperative, il Paese arranca. Da questo punto di vista, l’Italia del 2017 resta il fanalino di coda in Europa. Con una riduzione dei consumi delle famiglie rispetto al 2010 di oltre il 2% (-2,2%). A fronte di un solido +12,7% tedesco, di un +10,2% francese e di una sostanziale stabilità spagnola (0,1%).
Italia al ribasso tra le grandi economie europee
E anche nell’ultimo anno il dato italiano (+0,7%) è il più basso tra le grandi economie europee. Soprattutto su questo fronte, osserva tra l’altro il rapporto, si evidenziano le disparità esistenti. Le famiglie benestanti spendono quattro volte di più rispetto a quelle con bassa capacità di spesa e tra una famiglia trentina e una calabrese il differenziale all’anno è pari a 17mila euro.
Non stupisce quindi, osservano gli esperti Coop, che nel medio termine crescano soprattutto i consumi legati alle comunicazione (spesso gratuiti) e al digitale (+2,6% nell’ultimo anno). Oltre alle spese obbligate come casa e salute (quasi 40 miliardi di euro per la spesa sanitaria privata in Italia nel 2017). Per chi può permetterseli, volgono comunque in positivo anche i servizi per la persona e il tempo libero (soprattutto ristorazione +7,8% e viaggi). Mentre si presentano calo negli ultimi anni l’abbigliamento (che insieme alle calzature registra un -4,8%) e i trasporti (-14,9%).
Il Belpaese non ha rivali nel settore cibo
A rappresentare una certezza inscalfibile per il tricolore, ad ogni modo, è il cibo. Primi per spesa alimentare in Europa e nel mondo (19% la quota destinata a cibo e bevande, il massimo dell’ultimo decennio), gli italiani sono stati anche precursori verso una dieta bilanciata e salubre e ancora oggi privilegiano gli acquisti di frutta e verdura (+8,6% la crescita a volume dell’ortofrutta confezionata). Rinunciando sempre più a zuccheri e grassi. Il risultato, va detto, è anche in questo caso una media di andamenti divergenti. Crescono i consumi dei più abbienti (+2,8%), del Nord e del Sud (+1%) e delle famiglie con figli (+2%). Vanno invece in negativo gli acquisti food dei più poveri (-4%) e degli under 35 (-7%).
Il bilancio allarmante
“Dati gravi e allarmanti”, secondo il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona. Per cui “se persino per spese necessarie e non rinviabile come il cibo, crescono le diseguaglianze, è evidente che il governo deve concentrare i suoi sforzi per aumentare il reddito disponibile dei ceti meno benestanti”. In assoluto, rileva ad ogni modo il ‘Rapporto Coop’, il fenomeno del momento in fatto di cibo è sicuramente il “ready to eat”. Cioè il pronto da mangiare, che cresce del 7%. Sotto i riflettori anche l’e-food, sempre più un’alternativa diffusa. Solo nei primi tre mesi del 2018, 3,5 milioni di italiani (+ 80% rispetto al 2017) è ricorso al “food delivery”. Mentre l’online alimentare registra un balzo in avanti di un +34% nei primi sei mesi dell’anno.
di Marco Valsecchi