Rapporto Pendolaria: le peggiori ferrovie in Italia

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Trasporto locale
Trasporto locale

Il rapporto Pendolaria 2025 di Legambiente ha stilato anche per quest’anno la ‘classifica’ delle peggiori linee ferroviarie d’Italia. L’analisi si basa su dati, monitoraggi e segnalazioni degli utenti, fotografando lo stato critico del trasporto su rotaia nel Paese.

Le tratte incluse in questa lista nera condividono problemi cronici: ritardi sistematici, soppressioni frequenti, infrastrutture obsolete e informazioni carenti. Non è un singolo guasto a fare la differenza, ma la persistenza quotidiana dei disservizi, che rende il viaggio dei pendolari un’esperienza di costante incertezza.

Questi disagi sono la conseguenza di scelte politiche che hanno marginalizzato il trasporto pubblico locale. Il rapporto ha evidenziato come le risorse continuino a essere concentrate sulle grandi opere, trascurando le esigenze di chi si sposta ogni giorno per lavoro o studio.

Al vertice del disagio si conferma la Circumvesuviana, in Campania. La rete, che serve una vasta area attorno a Napoli, è un calvario di guasti, corse cancellate e sovraffollamento. La gestione ha inoltre privilegiato tratte turistiche come quella per Sorrento a scapito di altre, frammentando la mobilità.

Nel Lazio la situazione è altrettanto critica. La linea Roma Nord-Viterbo peggiora di anno in anno, con migliaia di corse soppresse, attese interminabili e cantieri mai avviati. Un servizio inaffidabile che isola interi territori vicini alla Capitale.

Anche la Roma-Lido, arteria strategica verso il litorale, soffre di frequenze inadeguate e materiale rotabile obsoleto. Un paradosso per una tratta che dovrebbe essere un fiore all’occhiello del trasporto urbano.

Nel Sud Italia, la linea Catania-Caltagirone-Gela è interrotta dal 2011 per il crollo di un ponte, con lavori che procedono a rilento. Un’intera area della Sicilia orientale rimane così isolata, con disagi e tempi di percorrenza allungati dagli autobus sostitutivi.

Infine, il caso di Avellino è emblematico. Il capoluogo irpino, pur avendo una stazione moderna, è senza collegamenti su rotaia attivi. I monitor accesi in una struttura deserta sono il simbolo di come l’abbandono infrastrutturale sia diventato normalità.

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