È stato pubblicato il rapporto 2025 del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), un documento fondamentale che fa luce sull’azione dello Stato nel contrasto ai crimini ecologici attraverso la via giudiziaria. Il lavoro analizza in dettaglio il contributo tecnico-scientifico fornito dal Sistema, e in particolare da ISPRA, nei procedimenti penali per danno ambientale.
L’obiettivo del rapporto è illustrare come le competenze tecniche siano diventate uno strumento imprescindibile per la magistratura. Quando il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, su impulso delle Avvocature Distrettuali dello Stato o delle Autorità Giudiziarie, necessita di una valutazione specialistica, si rivolge a ISPRA e alle agenzie del SNPA. Questo avviene soprattutto nella fase cruciale delle indagini preliminari, dove l’accertamento dei fatti richiede competenze complesse in chimica, biologia, geologia ed ecologia.
Il documento ha esaminato un totale di 120 casi specifici nel biennio 2023-2024. Questi non rappresentano la totalità dei reati ambientali in Italia, ma un campione significativo di procedimenti in cui il supporto tecnico è stato ritenuto indispensabile per definire le responsabilità e la natura del danno. La richiesta di intervento da parte delle autorità sottolinea la crescente complessità dei fenomeni di inquinamento e degrado.
Dall’analisi emerge una distribuzione territoriale disomogenea dei fascicoli. Sebbene il fenomeno riguardi l’intero Paese, si è registrata una maggiore concentrazione di casi in alcune regioni del Sud, spesso legate a fenomeni di smaltimento illecito di rifiuti, e in aree del Nord a forte vocazione industriale, dove le problematiche sono più connesse all’inquinamento di suolo, acqua e aria. Questo quadro conferma la necessità di un approccio mirato e differenziato sul territorio nazionale.
I reati contestati nei 120 procedimenti sono di varia natura. Tra i più frequenti figurano il traffico organizzato e l’abbandono di rifiuti, l’inquinamento delle falde acquifere dovuto a sversamenti industriali non conformi, la realizzazione di opere edilizie abusive in aree sottoposte a vincolo paesaggistico e la violazione dei limiti di emissione in atmosfera.
Gli esiti istruttori hanno dimostrato l’efficacia del supporto tecnico. In un’alta percentuale dei casi analizzati, le perizie del SNPA hanno permesso di accertare in modo inequivocabile il nesso di causalità tra l’azione illecita e un danno concreto, misurabile e significativo per le risorse naturali. Sono stati documentati impatti gravi su diverse matrici ambientali, come la contaminazione di suoli agricoli, la compromissione di ecosistemi acquatici e la distruzione di habitat protetti.
L’azione giudiziaria, supportata dalla scienza, non punta solo alla condanna dei colpevoli. L’obiettivo ultimo, come evidenziato dal rapporto, è duplice: la prevenzione di futuri illeciti e, soprattutto, la riparazione del danno. Le analisi tecniche sono infatti fondamentali anche per quantificare il valore economico del ripristino ambientale e per definire le misure di bonifica più efficaci, guidando lo Stato nell’imporre ai responsabili il risanamento dei luoghi contaminati.





















