ROMA – Un amo che aspetta solo di essere preso e che stuzzica l’appetito del centrodestra. Matteo Renzi lancia un piano di riforme, compresa l’elezione diretta del premier, quando alla Camera si è raggiunto un accordo di massima sulla nuova legge elettorale. Un testo che punta a essere approvato in commissione Affari costituzionali, prima del referendum sul taglia poltrone del 29 marzo. “Ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere nella maggioranza – dice a LaPresse Federico Fornaro, rappresentate di LeU al tavolo delle riforme – e trovare anche una quadra con le opposizioni” ma il progetto del sindaco d’Italia destabilizza il lavoro fatto fino ad oggi.
Il pacchetto del senatore toscano di fatto rimette in discussione il sistema proporzionale puro – che nella proposta della maggioranza vede lo sbarramento nazionale al 5 per cento – e vira su un sistema maggioritario o quanto meno corretto da una quota in questo senso, per garantire stabilirà dell’esecutivo. In Transatlantico i commenti sono tra l’impietoso e l’esterrefatto, con diversi deputati giallorossi che vedono nella mossa del leader di Italia Viva un modo per lanciare in tribuna la palla e far regnare la confusione.
Una cosa è certa: Renzi ha tutta l’intenzione di minare qualsiasi cosa che si sia costruito in questi primi mesi di governo, si ragiona nei corridoi di Montecitorio, per dimostrare che può far tremare la terra sotto i piedi a Partito democratico, M5S e LeU. “Renzi sa che il 5 per cento rischia di essere un obiettivo difficile da raggiungere”, commentano alcuni parlamentari seduti sui divanetti di un Transatlantico praticamente vuoto dopo il voto sul Milleproroghe, mentre stringono tra le mani gli ultimi sondaggi. “Ma davvero vuole puntare su delle riforme su cui gli italiani hanno già espresso un fortissimo dissenso?”, si chiede con un filo di ironia qualcuno più smaliziato.
Resta il fatto che, secondo esperti di legge elettorale, si tratterebbe di un percorso lungo e complicato, che alla fine praticamente blinderebbe la maggioranza fino alla fine della legislatura. Rimettere mano alla Costituzione in modo così pesante però non è il cruccio su cui si interrogano i giallorossi. E qui si torna all’incipit: un maggioritario potrebbe ingolosire il centrodestra e aprire a nuovi scenari. Su questo punto Renzi lascia alla libera interpretazione.
Già Forza Italia aveva accolto con favore la proposta, tant’è che si rincorrono voci, non confermate da due gruppi, su un incontro a quattro tra i capigruppo azzurri e quelli di Iv. Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini avrebbero infatti visto in Senato Davide Faraone e Maria Elena Boschi per concordare una linea sulla prescrizione e anche per discutere di eventuali ‘riforme’ da condividere.
La Lega invece è più cauta, seppur segua un unico mantra (nessun accordo possibile con Renzi, via Conte e alle urne il prima possibile), guarda con “interesse” un progetto che punti sul maggioritario ed estingua l’ipotesi proporzionale, cavalcando con piacere l’idea del sindaco d’Italia. Detto questo, tra le forze politiche a sostegno del Conte 2 ci si chiede come questa strada possa poi conciliarsi con i numerosi tavoli a cui componenti di Italia viva hanno partecipato, concordando con il risultato sul sistema di voto per le prossime elezioni. (LaPresse)