Rifiuti, se questa è una guerra…

Il commento del presidente della Commissione Terra dei Fuochi, ecomafie, bonifiche della Regione Campania Gianpiero Zinzi: "Siamo in guerra. Questa è la certezza nella spaventosa catena di incendi in Campania. Le indagini della magistratura chiariranno da chi provengono questi attacchi e perché, nel frattempo istituzioni e politica hanno il compito di predisporre misure adeguate. In primis militarizzare gli impianti che lavorano i rifiuti"

Siamo in guerra. Questa è la prima – e finora unica – certezza nella spaventosa catena di incendi che sta interessando la Campania. Le indagini della magistratura chiariranno da chi provengono questi attacchi e perché, nel frattempo le istituzioni e la politica in generale hanno il compito di predisporre misure adeguate. La militarizzazione degli impianti che lavorano i rifiuti è tra queste. Auspicata prima e poi annunciata nel corso del comitato di ordine pubblico e sicurezza in Prefettura, la presenza dello Stato attraverso l’Esercito è certamente la strada che il Governo deve percorrere nell’immediato per assestare un colpo al disegno criminale che stressa ancora di più un sistema rifiuti campano lontano dall’essere autonomo.

Il corto circuito

Non è un mistero per nessuno, ma giova sempre ricordarlo, che il mancato completamento del ciclo di gestione integrata dei rifiuti determina un corto circuito insopportabile per il nostro territorio lasciando spazio ad emergenze, naturali o indotte. La chiusura del mercato cinese e il calo del prezzo di materie prime, come la plastica e il cartone, hanno poi riempito gli impianti di rifiuti che sono andati in overstocking e hanno messo in luce la debolezza di un sistema che invece di puntare esclusivamente sull’aumento di percentuale della differenziata dovrebbe puntare alla realizzazione di impianti. La ragione è che vale meno differenziare se poi i costi di smaltimento sono enormi e non ci sono sufficienti spazi per stoccare.

La criminalità e la risposta dello Stato

In questa crepa ideologica si sono inserite le menti criminali che, dopo gli impianti privati, si sono spinte fino a sfidare lo Stato attentando ad un impianto pubblico: lo Stir di Santa Maria Capua Vetere (provincia di Caserta).

Dunque militari a presidio degli impianti. Ma questo non deve essere, però, l’unico provvedimento da adottare. Altre misure, stringenti, precise e circostanziali, dovranno necessariamente essere previste in un nuovo ‘Patto per la Terra dei Fuochi’ che oltre alla Regione coinvolga anche gli Affari Interni ed i dicasteri dell’Ambiente, della Difesa e guardi in maniera organica ad un fenomeno che ha ampiamente varcato i confini regionali, come dimostrano i fatti di cronaca, ma che in Campania si sta evolvendo rapidamente.

Una necessità, questa, che abbiamo già sottoposto all’attenzione dei Sottosegretari all’Interno Stefano Candiani e Cosimo Sibilia in occasione di una visita ufficiale al Comando regionale dei Vigili del Fuoco della Campania lo scorso 22 ottobre.

Le competenze della Regione

Passando alle competenze che attengono alla Regione, va sottolineato che la pianificazione della gestione dei rifiuti assume, oggi più che mai, un ruolo fondamentale. Una pianificazione che la Regione Campania ha affidato ai territori attraverso la creazione degli Ato (Ambito Territoriali Ottimali). L’impostazione, alla quale io per primo ho mosso critiche poi rivelatesi fondate, ha la logica di restituire alle comunità locali la scelta di gestire decisioni delicate che attengono all’ambiente, ma si è scontrata – come evidenziato anche in diverse audizioni della Commissione speciale ‘Ecomafie, Terra dei Fuochi e Bonifiche’ e della Commissione Ambiente – con l’incapacità di alcuni arrembanti amministratori.

Lo scandalo Caserta

Il caso eclatante ha riguardato proprio Caserta dove il presidente dell’Ato in 18 mesi non ha prodotto alcun atto se non le sue dimissioni perché in disaccordo con la scelta del direttore generale, tra l’altro il primo atto della sua gestione. Ha avuto ragione il Ministro Costa a sottolineare ieri questa inefficienza ed a chiederne conto. Non si fermi, continui ad interrogare chi di dovere sulla prolungata inoperosità di chi – secondo la legge regionale 14/2016 – avrebbe dovuto pianificare e tutelare i territori. Noi faremo altrettanto in Commissione Ecomafie, auspicando che quelle misure annunciate nel corso del vertice in Prefettura non restino solo promesse, ma si concretizzino con rapidità. La presenza di uno Stato forte e determinato, se sarà tale, farà la differenza oggi come in futuro!

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