ROMA – Una sentenza che fa la storia. In base al diritto europeo, qualsiasi rifugiato in fuga da un Paese in cui rischia la tortura o altri trattamenti inumanti vietati dalla Convenzione di Ginevra non potrò né essere rimpatriato nè essere respinto nel Paese di provenienza. Lo ha sancito la Corte di giustizia dell’Unione Europea. In una sentenza si precisa che questa norma deve essere rispettata e applicata anche se lo status di rifugiato venisse revocato o negato dallo Stato ospitante. Neanche se la scelta dello Stato riguardasse “gravi motivi”.
Niente rimpatri in Paesi a rischio tortura o trattamenti inumani
La sentenza arriva dopo tre ricorsi sollevati da tra migranti. I giudici dell Corte sono stati chiamati a sentenziare sulla conformità delle disposizioni della direttiva europea sui rifugiati con quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra dai colleghi della Repubblica Ceca e del Belgio. Perché? Perché c’erano tre ricorsi in ballo, presentati da un ivoriano, un ceceno e un congolese a cui era stato revocato lo status di rifugiati per gravi motivi. Una fattispecie appunto prevista dalla stessa Convenzione di Ginevra.
La sentenza: garantire i diritti
Viste le norme vigenti, secondo la sentenza odierna della Corte, “fintanto che il cittadino di un Paese extra-Ue o un apolide abbia fondato timore di essere perseguitato nel suo Paese d’origine o di residenza, questa persona deve essere qualificata come rifugiato indipendentemente dal fatto che lo status di rifugiato sia stato formalmente riconosciuto“. Ovvero, la Corte ha sancito che la direttiva deve essere “interpretata e applicata nel rispetto dei diritti garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue” che “escludono la possibilità di un respingimento” verso Paesi a rischio.
Sarà la magistratura italiana a stabilire se gli interessati sono o meno “clandestini”
E’ La stessa Carta, hanno precisato dalla Corte, “vieta infatti in termini categorici la tortura nonché pene e trattamenti inumani e degradanti a prescindere dal comportamento dell’interessato e l’allontanamento verso uno Stato dove esista un rischio serio che una persona sia sottoposta a trattamenti di tale genere”. Cosa significa? In sostanza, la sentenza dei giudici comunitari stabilisce che il diritto unitario garantisce ai rifugiati una maggiore protezione rispetto a quella garantita dalla Convenzione di Ginevra. Quindi, dovesse scappare da un Paese che tortura, ad esempio, non si potrà espellere o rimpatriare nessun migrante anche dovesse essergli ritirato lo status di rifugiato. Spetterà poi ai magistrati nazionali stabilire se l’interessato è da considerarsi poi clandestino.