Rina De Lorenzo: “Il lavoro torni la vera priorità della sinistra”

Rina De Lorenzo
Rina De Lorenzo

CASERTA (fr. pa.) – Riavvicinarsi ai cittadini, riappropriarsi delle battaglie sul lavoro, dare rappresentanza a un popolo di sinistra che non si riconosce più nei politici. La parlamentare di Leu Rina De Lorenzo indica, dalle colonne di Cronache, ai colleghi una via da seguire per ridare smalto alla sinistra, insistendo sulla necessità di spingere per un sistema elettorale proporzionale.

Onorevole, con l’elezione del presidente della Repubblica il quadro politico nazionale è diventato più incerto. In che modo crede debba muoversi il centrosinistra in vista delle prossime Politiche? 

La sinistra deve guardare al futuro con slancio e senso di responsabilità mettendo al centro della campagna elettorale la lotta alle diseguaglianze, i giovani e il lavoro, la scuola è la sanità territoriale, l’evasione fiscale e la marginalizzazione sociale. Deve tornare a farsi promotrice delle battaglie sociali senza gridare allo scandalo per lo sciopero dei lavoratori, come è accaduto lo scorso 16 dicembre quando le manifestazioni di piazza sono state ritenute un inutile orpello della democrazia. Mi piacerebbe una sinistra capace di guardare alla realtà drammatica di oltre 20 milioni di abitanti del Mezzogiorno costretti alla ad abbandonare la loro terra per un’occupazione. Se la politica di sinistra  tornerà essere un azione collettiva, alternativa credibile contro la retorica violenta populista e antieuropea cavalcata dalle destre, potrà ricostruire un rapporto di fiducia, di reale rappresentanza, tra i cittadini, la politica e le istituzioni. Ma occorre operare scelte coraggiose restituendo fiducia a quei milioni di Italiani che hanno perso la speranza e hanno disertato le urne.

 La tenuta del governo dipende più dall’impegno a portare il Paese fuori dalla pandemia e a investire i soldi del Pnrr o dal timore del voto di buona parte dei parlamentari?

L’antipolitica è un virus  contagioso e la sua diffusione indebolisce la democrazia. L’azione legislativa del Parlamento sia pure fortemente compressa dalla decretazione d’emergenza continua ad essere ispirata al bene comune che, in questi mesi, si traduce nell’adozione di ogni misura legislativa in grado di attuare il Pnrr, occasione straordinaria di sviluppo del Paese e di azzeramento delle diseguaglianze, a cominciare da quelle territoriali. 

La premessa all’approvazione della riduzione del numero dei parlamentari era la riforma della legge elettorale. A che punto siamo?

Ho votato no al referendum costituzionale sulla riduzione dei parlamentari preoccupata di dar vita ad un Parlamento elitario che indebolisca il principio di sovranità popolare, riducendo la Costituzione ad un foglio di carta, come temeva Calamandrei. La spinta del populismo ha avuto la meglio come se risparmiare sulla democrazia, fosse motivo sufficiente per apportare modifiche agli assetti costituzionali dello Stato. Resto del parere che occorra intervenire presto e bene sulla legge elettorale, reintroducendo il voto di preferenza e, allo stesso tempo, eliminando la possibilità di candidature multiple. La classe politica deve essere selezionata dai cittadini in cabina elettorale non nominata dai partiti.

Meglio il proporzionale o il maggioritario? 

Il dibattito si articola su due scelte di fondo che esprimono due diversi modelli di democrazia. La nascita di coalizioni variabili in Parlamento e la loro disgregazione (quella del centrodestra é andata in frantumi all’indomani dell’elezione del Presidente Mattarella) hanno mostrato tutti i limiti dell’attuale sistema elettorale cosiddetto Rosatellum. Se il maggioritario garantisce la governabilità e la nascita di coalizioni variabili, il proporzionale ha il pregio di ricostruire la fiducia con i cittadini ricucendo lo strappo con l’elettorato. La scelta del proporzionale che premia la rappresentanza e supera le liste bloccate consentirebbe una migliore selezione della classe politica che avverrebbe nelle urne restituendo finalmente la sovranità al popolo.

Molte le vertenze aperte in Campania. Non solo mancano nuovi posti di lavoro, ma sembrano venir meno anche quelli esistenti. Come si risolve l’emergenza occupazionale soprattutto al Sud?

L’emergenza occupazione al Sud è un tema di cui come parlamentare sono perfettamente consapevole. Il Piano per il Mezzogiorno, prevede investimenti pari a circa 82 miliardi, a testimonianza dell’attenzione al principio della coesione sociale e del riequilibrio territoriale, che costituisce uno dei pilastri del Pnrr. Interventi sulle infrastrutture, sul digital divide, sulla scuola e il welfare e il rafforzamento delle Zes rappresentano gli assi portanti degli interventi per affrontare il tema della disoccupazione, a cominciare da quella femminile che  attribuisce all’Italia e al Mezzogiorno il ruolo di Cenerentola d’Europa. Intanto continua incessante il confronto con il governo sulle vertenze occupazionali aperte in Campania. Ho depositato nei giorni  scorsi una interrogazione parlamentare sulla vicenda Logista Italia S.p.A  che ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Maddaloni e la delocalizzazione ad Anagni in provincia di Frosinone. È  necessario scongiurare l’ennesima crisi occupazionale in un territorio già drammaticamente penalizzato dalla mancanza di opportunità lavorative. 

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