Rinnovabili frenate dalla burocrazia

Legambiente: iter lenti e contraddittori della commissione Via della Regione

NAPOLI – Le fonti di energia rinnovabili stentano a decollare nonostante lo sviluppo nel settore sia da tempo maturo e strategico per contenere i cambiamenti climatici e offrire una sana opportunità di crescita nei territori. E’ quanto emerge dal dossier pubblicato da Legambiente dal titolo ‘Scacco alle rinnovabili’ che traccia il profilo in uno Stato fermo per lentezza burocratica con la mappa dei 20 luoghi simbolo dove le energie pulite sono ostacolate. A rischio c’è il raggiungimento degli obiettivi climatici. Gli ostacoli stanno mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi europei climatici che prevedono una riduzione del 55% delle emissioni, al 2030, rispetto ai livelli del 1990 e una copertura da rinnovabili del 72% per la parte elettrica. Un obiettivo preciso per mantenere la temperatura al di sotto del grado e mezzo e che l’Italia con i suoi 0,8 GW di potenza media annua installata negli ultimi 7 anni rischia di veder raggiunti non prima del 2100. Eppure, se anche solo il 50% delle rinnovabili oggi sulla carta arrivasse al termine dell’iter autorizzativo, la nostra Penisola avrebbe già raggiunto gli obiettivi climatici europei.

BUROCRAZIA LENTA

Le normative obsolete, la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni, la discrezionalità nelle procedure di Valutazione di impatto ambientale, blocchi da parte delle sovrintendenze, norme regionali disomogenee tra loro a cui si aggiungono contenziosi tra istituzioni. Sono gli ingredienti di un meccanismo che si ferma prima di vedere la realizzazione del risultato. Regole e procedure portano i tempi medi per ottenere l’autorizzazione alla realizzazione di un impianto eolico, ad esempio, a 5 anni contro i 6 mesi previsti dalla normativa. Tempi infiniti per le imprese, ma anche e soprattutto per la decarbonizzazione, che ha bisogno di un quadro normativo, composto di regole chiare, e semplici da applicare, e che diano tempi certi alle procedure ma anche di linee guida che indichino come le diverse tecnologie debbano essere realizzate pensando sia agli obiettivi di decarbonizzazione nel 2050 sia al modo migliore di integrarle nei territori.

IN CAMPANIA

Per Legambiente Iter lenti e contraddittori da parte della Commissione VIA (Verifica Impatto Ambientale) della Regione Campania bloccano e rallentano lo sviluppo delle rinnovabili. “Assistiamo – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – ad una crescita troppo lenta della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Una strada, quella dell’uscita dalle fonti fossili, che appare tutta in salita soprattutto oggi in cui ritorna una forte spinta verso il gas. Diversi i progetti a vaglio dei Ministeri di nuove centrali termoelettriche o di riaperture oltre che di infrastrutture a supporto. Da Acerra a Benevento al potenziamento della Centrale Termoelettrica di Sparanise, la realizzazione del deposito Gnl nel porto di Napoli, del Metanodotto in provincia di Salerno e come caso emblematico della centrale di Presenzano in procedura di riesame da parte della Commissione istruttoria per l’IPPC dopo un primo rilascio dell’autorizzazione AIA e per la quale, come Legambiente Campania, stiamo seguendo la vertenza e con i comitati locali presentando anche un esposto. Scelte poco in linea con gli obiettivi strategici di decarbonizzazione e di contrasto ai cambiamenti climatici e con la volontà di cittadini, amministrazioni e imprese che, invece, con fatica e voglia di fare investono sulle tecnologie rinnovabili. Infatti tante amministrazioni locali, comunità di cittadini e imprese sono pronti ormai ad andare nella direzione delle rinnovabili e ne sono un esempio i 106 Comuni Rinnovabili Elettrici, quelle realtà dove la produzione elettrica da rinnovabili”. Ad ostacolare lo sviluppo degli impianti anche i “ripensamenti”. E’ il caso della storia dell’impianto eolico di San Bartolomeo in Galdo (BN), una storia, questa, davvero surreale e che vede Regione Campania e Sovrintendenza di Caserta e Benevento opporsi alla riduzione del numero di aerogeneratori da 16 a 4, di maggior potenza, e che porterà l’azienda a realizzare, con probabilità, il vecchio progetto già autorizzato.

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