ROMA – Su Virginia Raggi la spunta l’ala ‘ortodossa’ del M5S, ma la ‘tregua’ non è destinata a durare. Dopo settimane di scontri, più o meno pubblici, il muro eretto in difesa dell’attuale sindaca di Roma, di fatto “costringe” – termine usato spesso dalle fonti pentastellate in queste ore – il leader in pectore, Giuseppe Conte, a rinunciare al progetto di costruire un’alleanza con il Pd partendo proprio dalla Capitale. Ma anche i dem di Enrico Letta a rivedere la possibilità di schierare in campo il governatore ed ex segretario, Nicola Zingaretti. Pur essendo l’opzione più forte. Proprio dalla Regione Lazio si è mossa la pattuglia più nutrita di oppositori al remake in Campidoglio di quella che è stata ribattezzata ‘l’alleanza per lo sviluppo sostenibile’. Del resto, si tratta dello zoccolo duro di eletti e attivisti che non ha mai digerito l’entrata in giunta di Roberta Lombardi e Valentina Corrado.
La linea del M5S
Cedere anche sul Campidoglio, dunque, sarebbe equivalso al più classico dei ‘game over’ per i Cinquestelle locali. Il territorio rischiava seriamente di sbriciolarsi, con uscite degli storici gruppi verso i partiti tradizionali e soprattutto le liste civiche, su cui sta tentando l’Opa Davide Casaleggio. Con la scrittura del ‘Programma partecipato’ tramite Rousseau, che dopo la separazione dal Movimento cerca nuovi progetti politici da supportare. In questo scenario, c’è anche la tenuta dell’attuale maggioranza in Campidoglio da testare. Perché i cosiddetti dissidenti non sembrano aver preso benissimo la vittoria politica di Raggi (ma anche di Beppe Grillo, primo supporter della sindaca). Almeno ufficialmente l’approccio è tiepido: nessun post celebrativo, né comunicati per rassicurare sui malumori rientrati.
Nessun accordo con il Pd
Per questo motivo gli occhi saranno puntati soprattutto su di loro, d’ora in avanti. Perché adesso che si è definitivamente chiusa la partita per l’accordo tra Pd e Movimento 5 Stelle sulle amministrative nella Capitale, che sarebbe dovuta rientrare in un’ottica nazionale, a livello cittadino il braccio di ferro riprenderà, anche se a dirla tutta era solo in stand by. Secondo quanto apprende LaPresse da fonti qualificate delle opposizioni, infatti, le trattative per presentare la mozione di sfiducia alla Raggi proseguono e dall’Assemblea capitolina i segnali che arrivano sono “positivi”, nel senso che le 24 firme necessarie non sono affatto lontane. Molto dipenderà dal gruppo Misto e dai delusi del Movimento. E se l’operazione riuscisse, non sarebbe un bel biglietto da visita per la campagna elettorale, ma soprattutto in vista delle urne.
(LaPresse/di Dario Borriello)