Russiagate, il governo Trump ottenne i tabulati telefonici di reporter del Washington Post

I tabulati in questione, secondo il Washington Post, coprono il periodo dal 15 aprile del 2017 al 31 luglio del 2017

Donald Trump (AP Photo/John Raoux, File)

MILANO – È polemica sulla libertà di stampa negli Stati Uniti dopo che il Washington Post ha rivelato che il dipartimento della Giustizia, sotto Donald Trump, ottenne in segreto i tabulati telefonici di tre suoi giornalisti che seguivano l’indagine federale sul Russiagate. Il sequestro dei ‘records’ fu approvato dalla leadership del dipartimento della Giustizia Usa l’anno scorso, ma ai tre reporter coinvolti – cioè Ellen Nakashima, Greg Miller e Adam Entous, che nel frattempo hanno lasciato il Post – è stato notificato solo lo scorso 3 maggio che il dipartimento della Giustizia aveva ottenuto tabulati dei loro numeri di telefono di casa, lavoro o cellulari. E anche che aveva provato senza successo a ottenere i dati relativi alle loro e-mail (cioè con chi avessero avuto scambi di posta elettronica e quando).

La linea del Washington Post

“Siamo profondamente turbati da questo uso del potere del governo per cercare accesso alle comunicazioni dei giornalisti. Il dipartimento della Giustizia dovrebbe immediatamente chiarire le sue ragioni per questa intrusione nelle attività di reporter che fanno il loro lavoro, un’attività protetta dal Primo emendamento”, ha commentato Cameron Barr, caporedattore del Washington Post. La mossa era mirata presumibilmente a identificare le fonti dei reporter per le notizie relative alla sicurezza nazionale pubblicate nei primi mesi di presidenza di Trump, mentre gli inquirenti provavano ad accertare se la sua campagna del 2016 si fosse coordinata con il Cremlino per avere un’influenza sulle elezioni.

I tabulati

I tabulati in questione, secondo il Washington Post, coprono il periodo dal 15 aprile del 2017 al 31 luglio del 2017. Il dipartimento della Giustizia Usa non ha specificato l’obiettivo né ha identificato gli articoli in questione. Ma nel periodo di tempo coperto dai tabulati il Post pubblicò una notizia che suggeriva che intercettazioni dell’intelligence indicassero che Jeff Sessions, ai tempi attorney general di Trump, avesse discusso questioni della campagna elettorale con l’allora ambasciatore russo, Sergey Kislyak.

Indignazione dalle organizzazioni a tutela della libertà di stampa come ‘Reporters Committee for Freedom of the Press’. La notizia “solleva serie preoccupazioni sul Primo emendamento” ed “è imperativo che la nuova leadership del dipartimento della Giustizia spieghi esattamente quando i procuratori hanno sequestrato questi tabulati e su che base il dipartimento ha deciso di fare a meno della notifica anticipata prevista dalle sue stesse linee guida”, ha detto il direttore esecutivo del gruppo, Bruce Brown.

Le indagini

Le linee guida del dipartimento Usa della Giustizia per le indagini sulle fughe di notizie prevedono che tali azioni debbano essere intraprese solo quando siano già state esaurite altre strade per ottenere le informazioni. Inoltre i giornalisti interessati devono essere informati, a meno che non venga accertato che questa notifica impedirebbe le indagini o interferirebbe con la sicurezza nazionale. “Gli obiettivi di queste indagini” sono “coloro con accesso a informazioni sulla difesa nazionale che le hanno fornite ai media e dunque non l’hanno protetta come richiesto per legge”, è stato il commento del portavoce del dipartimento, Marc Raimondi.

(LaPresse/AP)

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