Roma (LaPresse) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nelle risposte scritte al superprocuratore per il Russiagate Robert Mueller, avrebbe dichiarato che l’ex consigliere Roger Stone non gli avrebbe parlato di Wikileaks. Né fatto cenno di un incontro alla Trump Tower, risalente al 2016, tra suo figlio, i funzionari della campagna elettorale e un avvocato russo che prometteva ‘fango’ sulla rivale democratica Hillary Clinton. È quanto riporta la Cnn, aggiungendo che “questi due punti – WikiLeaks e la riunione della Trump Tower – sono fondamentali per la missione di Mueller”. Ovvero indagare se nella corsa di Trump verso la Casa Bianca ci sia stato lo ‘zampino’ russo.
“Gli avvocati del presidente – si legge ancora sul portale – in precedenza avevano detto alla Cnn che le risposte corrisponderebbero alle dichiarazioni pubbliche” del presidente Usa. “Tuttavia, queste risposte scritte potrebbero essere soggette ad accuse penali, se ritenute false”. Il portavoce del superprocuratore Muller non ha voluto rilasciare commenti.
Per WikiLeaks la notizia sull’incontro Assange-Manafort è falsa
“Ricordate questo giorno in cui il Guardian ha permesso a un falsificatore seriale di distruggere totalmente la reputazione del giornale. WikiLeaks è disposta a scommettere con il Guardian un milione di dollari e la testa del direttore sul fatto che Manafort non ha mai incontrato Assange”. Lo ha scritto WikiLeaks sul suo profilo Twitter. La testata britannica ha scritto che l’ex manager della campagna elettorale di Donald Trump, Paul Manafort, avrebbe incontrato in segreto Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra nel 2013, nel 2015 e a marzo del 2016, nel periodo in cui diventò una figura chiave per la corsa del tycoon verso la Casa Bianca. Pochi mesi dopo il presunto ultimo colloquio, Wikileaks diffuse una serie di email dei Dem americani, hackerate dalla Russia. “Questo sarà uno dei più ignobili disastri dell’informazione da quando Stern pubblicò i diari di Hitler”, ha aggiunto WikiLeaks.