Sace, persi 8 milioni e mezzo di euro

Anche la Corte dei conti era informata. La condanna nel 2009 per danno erariale

CASERTA – Houston abbiamo un problema! E pure bello grosso. Un bel problemone da 8 milioni e 596mila euro. A tanto ammonta, infatti, la cifra che gli ex amministratori del comune di Caserta Gerardo Di Vece, Luigi Falco, Giuseppe Maccauro, Alfredo Messore e Attilio Romano, avrebbero dovuto versare nelle casse dell’ente a seguito della sentenza di condanna nella vicenda legata al contratto stipulato nel 1997 con la Sace, l’azienda dei rifiuti di Mario Pagano. Solo il primo dei tanti contratti capestro con cui l’amministrazione affida la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani. A giudicare la questione fu la Corte dei conti i cui magistrati Enrico Gustapane, Federico Lupone e Tommaso Viciglione, il 12 marzo 2009 sentenziarono che sì, quegli amministratori, erano colpevoli di danno erariale. Nella sentenza, vero e proprio macigno, per i coinvolti, i magistrati scrissero: “E’ di tutta evidenza la sussistenza del danno, etiologicamente connesso alla condotta gravemente omissiva del sindaco, dell’assessore all’Ecologia e del dirigente del settore ecologia, in carica negli anni in contestazione, che non si sono mai attivati per regolarizzare, sotto l’aspetto contrattuale, il servizio in esame; dovendosi, peraltro, considerare che il perdurare della inerzia dell’amministrazione risulta anche dalla ‘denuncia’ inoltrata dall’assessore all’Ecologia Messina al difensore civico in data 28 novembre 1997”.

Fu proprio Giuseppe Messina, assessore ai tempi dell’amministrazione Bulzoni, a rendersi conto che qualcosa non quadrava. E sempre lui, nel 2018 si premurò di ricordare, con una lettera spedita al sindaco Carlo Marino, all’assessore Federico Pica, e al collegio dei Revisori dei conti, che il 12 marzo 2019 sarebbe andata in prescrizione la sentenza, così il Comune avrebbe perso la possibilità di recuperare il maltolto. Da allora che cosa è successo? L’amministrazione si sarà premurata di recuperare questi 8 milioni e mezzo di euro? Difficile a dirlo, anzi è quasi matematicamente certo che nulla sia stato fatto. Come la avanziamo questa teoria? Grazie al silenzio dell’amministrazione e, per la verità, non soltanto dell’amministrazione.

L’11 dicembre 2018, a pochi giorni di distanza dalla lettera di Messina, i consiglieri comunali di Speranza per Caserta Norma Naim e Francesco Apperti inoltrarono al sindaco Carlo Marino, all’assessore Pica, al presidente del consiglio Michele De Florio, al collegio dei revisori dei conti e al Procuratore Regionale della Corte dei conti, Michele Oricchio, la richiesta ufficiale di ‘recuperare le somme’ dagli ex amministratori colpevoli di danno erariale. C’è stata una risposta alla lecita domanda dei consiglieri di Speranza per Caserta? Nessuna. A distanza di 13 mesi, l’8 gennaio 2020 tornarono sul fattaccio. Dalle carte dell’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Napoli contro la società ‘Nova Ecology’, di cui era amministratore unico l’ingegnere Alfredo Messore, ex dirigente condannato nella sentenza Sace, era emerso anche che l’importo di quella condanna non era ancora stato recuperato dall’amministrazione comunale di Caserta. Considerato che l’interdittiva antimafia è stata emessa il 4 dicembre 2019 va da sé che la prescrizione scattata il 12 marzo precedente, come segnalato da Messina e dai consiglieri Naim e Apperti, ci fa dire ‘ciaone’ al malloppo. Alfredo Messore avrebbe dovuto versare nelle casse comunali la fetta più grande della torta: 3 milioni 754 mila e 500 euro. Le altre fette erano così distribuite: Gerardo Di Vece 2 milioni e 65mila euro, Luigi Falco (morto nel 2013) 1 milione e 91mila euro, Giuseppe Maccauro 1 milione 55mila e 500 euro e Attilio Romano 630mila euro. Indispensabili due tre annotazioni per riepilogare la questione aggiungendoci anche i noti rapporti tra l’ingegnere Alfredo Messore e il sindaco Pd Carlo Marino. Quando Marino arrivò al Comune nel 2016 pensò bene di chiamare Messore e di fargli fare l’assessore. Manco per idea. Il 19 luglio 2016 la Prefettura stoppò l’operazione. Se a uno che ti deve 3 milioni e mezzo di euro gli vuoi dare un assessorato, lo Stato un colpo lo batte. Un punto per lo Stato. Da allora, e per un pezzo, Marino si è tenuto strette le deleghe e pure Messore che la stampa definì ‘l’assessore ombra’ ai Lavori Pubblici.

A margine si deve dire che questo sindaco è proprio particolarmente fortunato con le procure. Pio Del Gaudio a causa della ‘triangolazione’ tra l’imprenditore di Casal di Principe Ubaldo Caprio, lo studio Palmieri-Fratta, e il consigliere Massimiliano Marzo passò dei guai grossi con le procure. Oggi che la triade macina appalti allo stesso ritmo nessuno si è posto gli stessi problemi. Lo stesso procuratore della Corte dei conti Michele Oricchio, scomodato da Naim e Apperti 11 dicembre 2018 con una pec, non si è proprio posto il problema di rispondere a un gruppo consiliare che solleva un tema sensibile per un comune con due dissesti aperti. Con questa storia, insomma, non ci fa una bella figura nessuno, nemmeno i tre revisori dei conti o l’ex assessore Federico Pica che dovranno prima o poi giustificare come viene composto il bilancio del comune capoluogo. Se questi soldi non riscossi fossero stati messi a bilancio ci troveremmo di fronte ad uno svariato ventaglio di ipotesi di reato. Certo è che il bilancio del comune di Caserta appare, ogni giorno di più, più falso di una banconota da 30 euro. Per ora chi ci rimetterà sono i casertani vessati, tartassati e neanche tanto tutelati dalle istituzioni che, tutto sommato, tengono in piedi con i loro soldi.

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