CASERTA – Tremano in tanti ora. Non solo gli amici di Francesco Schiavone. Pure chi ha fatto affari per decenni con l’ex boss dei Casalesi. Conosce segreti e rapporti con politici e amministratori locali. La Procura vuole scoperchiare il vaso. In fretta. Prima che sia tardi. Schiavone può rivelare ‘sinergie’ con le istituzioni a più livelli. Dagli enti locali a salire. Perché era lui a comandare e a tessere la tela con gli apparati statali. Non solo a Casal di Principe.
“Il capo della camorra conserva informazioni di prima mano importanti. Conosce tante persone e fatti, che diversamente non emergerebbero. Senza la voce dei protagonisti è difficile ricostruire le storie”. Il prefetto Guido Longo conosce bene Francesco Schiavone, detto Sandokan. Lo arrestò nel 1998.
Cosa succederà ora?
“Mi auguro che sia un pentimento vero e sincero. Io l’ho appreso dalla stampa. Ora si vedrà. Bisogna capire cosa dirà ai magistrati. Ma può rivelare circostanze importanti e svelare rapporti fino a oggi nell’ombra. In particolare con imprenditori e politici”.
Cosa vuole dire?
“Si sa, i Casalesi si differenziano dagli altri clan per il taglio imprenditoriale. Si arricchivano con gli appalti del dopo terremoto negli anni ottanta, grazie a favoritismi ai livelli più alti. Qui potrebbe rivelare aneddoti e circostanze inediti”.
Lei lo ha arrestato nel luglio 1998 in un bunker sotterraneo proprio a Casal di Principe.
“Sì, lo conosco bene. Mi fa piacere che abbia intrapreso la strada della collaborazione. Significa farla finita con la camorra e un passato pesante per i cittadini e per lui stesso. Un periodo tremendo, con reati gravissimi ed estrema violenza. In un Paese civile, in una porzione dello Stato c’erano 300-400 omicidi all’anno. Eravamo in guerra”.
Cosa è cambiato oggi?
“Lo Stato ha fatto passi da gigante nella lotta alla camorra. Si è attrezzato con organismi all’avanguardia e forti sinergie tra Italia e Paesi esteri. Non solo. Grazie alla tecnologia lo scambio di informazioni è immediato. Ora gli investigatori viaggiano a velocità triplicate. Un tempo il nostro lavoro era farraginoso e lento”.
Guido Nicolò Longo oggi ha 70 anni. Nell’estate del 1998 era a capo della Direzione investigativa antimafia.
Non è sbagliato chiamarlo super poliziotto. Anzi. Nel 2020 il governo gli ha affidato un compito delicato: commissario per la Sanità in Calabria.
Il suo ultimo incarico quello di prefetto di Vibo Valentia, che ha mantenuto fino al 30 maggio del 2018, giorno in cui é andato in pensione. Ma il curriculum è di quelli da papiro: era stato questore di Reggio Calabria, Caserta e Palermo.
I risultati più brillanti li ha raggiunti, in particolare, come questore di Caserta, incarico durante il quale ha ingaggiato una dura lotta contro il clan dei Casalesi, con l’arresto, tra l’altro, del capo assoluto del gruppo, Francesco Schiavone, Sandokan.
Longo si è trovato ad ingaggiare una battaglia ancora più dura, forse la più difficile della sua vita: ricondurre alla legalità ed all’ordine la bistrattata sanità calabrese. Solo lui può farlo.
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