SAN MARCELLINO (Ernesto Di Girolamo) – La denuncia shock di un docente di San Marcellino: condizioni inumane al Pronto Soccorso di Aversa. Una drammatica denuncia arriva da un figlio disperato che ha assistito alla terribile situazione vissuta dalla madre, una signora anziana affetta da demenza, al pronto soccorso dell’ospedale di Aversa conclusasi purtroppo con il decesso della donna. La vicenda, che mette in luce gravi carenze nell’assistenza sanitaria solleva innumerevoli interrogativi sulla gestione delle emergenze sanitarie. La storia inizia l’11 dicembre quando la donna viene ricoverata al pronto soccorso per insufficienza respiratoria. I familiari, disorientati dalla situazione di emergenza, sono costretti a restare fuori, impotenti di fronte alle necessità fisiologiche della loro cara parente. Dal racconto del figlio emerge un quadro agghiacciante: “Mia mamma – dice il docente D. B. -, senza assistenza, ha trascorso giorni nell’ospedale affetta da polmonite, nonostante le analisi del sangue non ne abbiano rilevato la presenza”. La mancanza di personale e attenzione alle necessità più basilari ha portato la signora a vivere in condizioni disumane.
“Il reparto era deserto, nessun operatore in vista. Sentivamo solo lamenti e suppliche di chi aveva bisogno di aiuto”, afferma il figlio. Solo dopo insistenze è riuscito ad entrare, scoprendo un ambiente insostenibile: “Macchie di sangue a terra, barelle sporche, e una totale assenza di igiene. E mia mamma è stata lasciata senza coperte e lenzuola”. Il figlio stesso si vede costretto a portare da casa delle coperte per dare un minimo di comfort alla madre. Dopo tre giorni, la donna viene trasferita nel reparto di Medicina Generale. Le immagini dipinte dalla testimonianza sono scioccanti: braccia e mani martoriate, sangue ovunque. “Io stesso ho toccato il sangue di tutti”, dichiara il professore. “E se chiedevo ad una operatrice la pulizia per mia madre venivo subito accolto con minacce. Più volte ho sentito dire: “Vuole essere cacciato dal reparto?” E’ davvero inaccettabile”. La situazione peggiora quando la donna prende il virus ospedaliero. Il figlio denuncia la mancanza di interventi da parte del personale medico e racconta di altri casi simili segnalati da parenti di altri pazienti. “La caposala ha detto “ci stiamo noi e vediamo tutto noi” ma non sempre erano pronte a dare sostegno e cure a mia mamma”, afferma il figlio, rivelando un atteggiamento di negligenza da parte del personale sanitario. “Mia madre non riusciva nemmeno a suonare il campanello per l’emergenza, è stata sempre sola. Sono stato costretto io a misurarle la febbre e la saturazione: 41° e 76 di saturazioni. Tutti elementi non ‘calcolati’ dai medici. Che hanno poi portato alla morte della mia cara mamma”.
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