Sanità. Liste di attesa, 50 milioni regalati ai privati

Aziende sanitarie e ospedaliere non spendono i fondi erogati dalla Regione per ridurre i tempi

LaPresse/Stefano Cavicchi

NAPOLI – Il decreto della giunta regionale 209 dell’anno scorso sull’abbattimento delle liste di attesa ha previsto per il 2022 lo stanziamento di 50 milioni di euro agli istituti privati accreditati, vista l’incapacità delle strutture pubbliche di spenderli. Secondo quanto nota Antonio Eliseo, responsabile campano del sindacato di categoria Nursind, “le aziende sanitarie e ospedaliere ricevono fondi dalla Regione per ridurre le liste di attesa: se questi soldi non vengono spesi, l’ente se li riprende e li destina al privato accreditato”.
Intanto, gli imprenditori della sanità privata hanno stilato un documento per invitare la Regione a un’equa ripartizione fra le strutture private. Ma “nonostante siano aumentati i giorni di accesso per gli esami nel privato – nota il sindacalista – le persone continuano a restare fuori dal circuito, con rischi enormi”. E in questo periodo si sta diffondendo una voce preoccupante: “La Regione starebbe ipotizzando una riduzione degli incentivi da versare al personale impegnato nelle prestazioni aggiuntive per l’abbattimento delle liste di attesa: 80 euro lordi per i medici si passerebbe a 60 e dai 50 per il comparto a 35”. Il tutto “senza un confronto con i lavoratori, cosa che ci preoccupa molto”. Piuttosto, suggerisce Eliseo, “si abbassi la quota delle visite intramoenia e la si porti alla pari con quelle istituzionali”.
In base ai dati diffusi da Cittadinanzattiva, in 4 grandi aziende ospedaliere della Campania, su 2584 prestazioni sanitarie erogate solo 210 sono in regime pubblico, tutte le altre in intramoenia (meno del 10% di quelle complessive). I manager di aziende sanitarie e ospedaliere avrebbero dovuto sospendere il diritto all’attività libero professionale dei medici dipendenti in caso di squilibrio delle visite in intramoenia rispetto a quelle in ambulatorio, secondo quanto fatto presente a maggio scorso dai direttore generale della sanità regionale Antonio Postiglione. Il manager ha fatto notare che dall’esame dei dati relativi alle performance di attività nell’anno 2022 delle aziende sanitarie emerge “una preoccupante criticità in ordine al rapporto fra le prestazioni specialistiche ambulatoriali erogate in regime istituzionale e quelle rese in regime di libera professione intramoenia. L’evidente sbilancio della proporzione in favore delle attività in Alpi per talune delle prestazioni sentinella di cui al Piano nazionale del Governo Liste di attesa impone un rigoroso controllo” da parte delle direzioni generali sui tempi e sui volumi delle attività.
Postiglione ricorda che già nel Piano regionale di governo delle liste di attesa è stata prevista la sanzione della sospensione del diritto all’attività libero professionale in caso di superamento del rapporto tra l’attività in Alpi e quella istituzionale e/o di sforamento dei tempi di attesa massimi.
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