Santa Maria Capua Vetere, in carcere una base di spaccio

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Controlli della polizia penitenziaria all’interno del carcere, smantellata centrale dello spaccio nell’istituto di detenzione: sequestrato un microtelefonino, uno smartphone e 450 grammi di marijuana. Sono stati ritrovati sotto alcune mattonelle prima smontate e poi riposizionate con della colla artigianale. Nel tardo pomeriggio di mercoledì e nella mattinata din ieri nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere scatta una grande operazione della polizia penitenziaria – coordinata dall’ispettore di reparto – che ha portato al ritrovamento di un micro telefonino, di uno smartphone e di 450 grammi di marijuana. Entrambi i micro telefonini erano ben occultati sotto il pavimento del bagno di una cella e sono stati rinvenuti grazie alla grande professionalità ed esperienza maturata sul campo dalla polizia Penitenziaria che bussando sul pavimento si accorgeva di alcune mattonelle posizionate con della colla fatta artigianalmente. La quantità di 450 grammi di marijuana, invece era ben nascosta dietro ad uno specchio posizionato sulla parete del corridoio della sezione del reparto Tevere e pronta per essere smistata in tutti i restanti reparti del carcere. Grazie dall’impeccabile fiuto di Tysons, il cane belga malinois appartenente all’unità cinofile polizia penitenziaria di Avellino la quantità di  di marijuana è stata sequestrata. A darne notizia è il dirigente nazionale del Sippe (sindacato polizia penitenziaria) Michele Vergale che si congratula con l’unità cinofile della polizia penitenziaria di Avellino e con tutti gli agenti che hanno partecipato alla grande operazione per avere dimostrato ancora una volta elevata capacità professionale.  “Il ritrovamento di sostanze stupefacenti e dei micro telefonini – commenta Vergale – non è il primo caso, negli ultimi tempi in tutti gli istituti penitenziari si registrano questi tipi di ritrovamento, soprattutto i tentativi di introduzione di sostanze stupefacenti e di oggetti non consentiti. Come sindacato – continua Vergale – abbiamo più volte proposto all’amministrazione penitenziaria la necessità di istituire per ogni istituto ed in modo permanente le unità cinofile, il gruppo di intervento della Polizia penitenziaria in caso di disordini e l’acquisto di nuovi mezzi tecnologi che possano aiutare a contrastare ogni tipo di fenomeno illecito si possa presentare. Solo in questo modo possiamo avere più sicurezza per contrastare sia l’introduzione delle sostanze stupefacenti, ritrovamento micro telefonini ed agire in caso si verificassero disordini all’ interno del Penitenziari.

Riteniamo scandaloso – conclude il sindacalista – che le Istituzioni hanno preferito finanziare 28 milioni di euro per la costruzione delle Casette dell’Amore destinati ai detenuti, che destinarli per migliorare la sicurezza degli Istituti Penitenziari. Non abbiamo parole.

La garante: verifiche estese a tutti

“Sono contenta e soddisfatta dei controlli fatti ma certo la droga in carcere qualcuno la deve pur portare. E per questo è opportuno estendere i controlli a tutti, anche ai controllori”. Emanuela Belcuore, garante dei detenuti della provincia di Caserta, così commenta l’azione che portato al sequestro della droga e dei telefonini in carcere. “Tra l’altro bisogna ricordare che alcune mamme hanno denunciato i loro figli e li hanno fatti arrestare per provare a sottrarli all’uso della droga che poi paradossalmente la ritrovano in carcere” aggiunge. Proprio il reparto Tevere è quello in cui sono ristretti i detenuti per reati comuni e i nuovi arrivi. Si tratta insomma dell’area in cui maggiormente si registrano cambi tra i detenuti. “Le istituzioni bene fanno ad operare controlli e indagini ma sarebbe bene che questi vengano fatti a 360 gradi perchè certo la droga in carcere arriva dall’esterno e qualcuno la deve pur introdurre all’interno” aggiunge Belcuore. Il monitoraggio insomma andrebbe fatto a tutto tondo. Anche i colloqui con i familiari sono situazioni in cui i detenuti possono scambiarsi qualcosa che poi il detenuto può occultare in cella. In precedenza si era anche ipotizzato che lo stupefacente potesse essere introdotto negli spazi interni del carcere con i droni e per questo servono controlli maggiori per evitare che ciò accada.

Emanuela Belcuore

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