MILANO – Fa discutere in epoca di social il silenzio elettorale, che impone lo stop alla campagna elettorale dalle ore 24 del venerdì precedente l’apertura dei seggi. Soprattutto se a romperlo è il ministro dell’interno e vicepremier Matteo Salvini che a urne aperte, nella domenica del voto delle regionali in Sardegna, ha scritto su Fb: “Il treno passa una volta e poi se ne va. In Sardegna oggi voto Lega”.
Salvini rompe il silenzio elettorale
Poi ha cinguettato su Twitter: “Se pensate anche voi che sia una buona idea ripopolare la Sardegna con gli immigrati (!), come vorrebbe un assessore del PD, oggi votate loro. Per tutti gli altri (urne aperte oggi fino alle 22) c’è solo il voto alla Lega”.
Le opposizioni dem protestano
Una esternazione che fa infuriare subito le opposizioni. Il dem Maurizio Martina protesta, ma ricorrendo a un hashtag #Zeddapresidente, che suona a sua volta come un invito al voto per Massimo Zedda. “Anche Salvini oggi viola il silenzio elettorale e se ne frega delle regole. Che vergogna. Deve proprio sentirsi tanto insicuro di quello che fa e che dice per arrivare a tanto- #Sardegna #Zeddapresidente”, è il tweet di Martina.
L’ex premier Enrico Letta sul suo profilo Twitter ricorda che “c’è la regola del silenzio elettorale. C’è la regola che stia al ministro dell’Interno farla rispettare essendo responsabile, nel nome di tutti, della regolarità del voto. Poi c’è la realtà di un ministro che rompe lui stesso, anche oggi, la regola. Sono l’unico a trovare indegno tutto ciò?”.
L’obbligo dello stop in campagna elettorale
Parole severe anche dal capogruppo di Liberi e Uguali Federico Fornero. “Il ministro è il garante delle leggi che regolano il corretto svolgimento delle competizioni elettorali. Tra di esse vi è lo stop alla campagna elettorale alle ore 24 del venerdì precedente l’apertura dei seggi. Sulla pagina Facebook del ministro anche oggi sono stati pubblicati appelli al voto alla Lega per le elezioni in Sardegna. E quando si è il ministro dell’Interno non ci si può certo nascondere dietro all’assenza di regolamentazione sull’uso dei social media nella legislazione elettorale. Il significato del silenzio della propaganda nelle ultime ore dal voto è chiaro ed inequivocabile”.
La sfida lanciata dal capogruppo di LeU al vicepremier
L’esponente di Leu sfida: “Se vuole, Salvini faccia approvare una legge che abroghi il cosiddetto silenzio elettorale. Ma fino ad allora lo rispetti come tutti gli altri perché non solo il ministro dell’Interno non è al di sopra delle leggi, ma con il suo comportamento trasmette anche un messaggio altamente diseducativo”.
La linea della Corte Costituzionale
Sul silenzio elettorale rotto interviene anche il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Flick, per cui “il divieto di fare campagna elettorale a ridosso delle elezioni c’è e il principio che difende è sempre valido. L’unica cosa è che nel caso di violazioni via social non si possono applicare le sanzioni perché quando la legge è stata scritta i social non esistevano”…
Social, la legge va adeguata ai tempi
“Il principio sancito dalla legge – spiega l’esperto di diritto costituzionale – continua a valere e deve essere rispettato, a maggior ragione dal ministro dell’Interno che è istituzionalmente preposto a garantire la regolarità delle operazioni di voto. Tuttavia non possono esserci sanzioni per chi non rispetta il silenzio sui social, la legge andrebbe adeguata ai tempi”.
Il costituzionalista sottolinea poi che le linee guida dell’Agcom per le elezioni politiche del 2018, che parlando di questo divieto affermavano che sarebbe “auspicabile evitare anche sui social ogni forma di propaganda da parte dei soggetti politici”.
(LaPresse/di Laura Carcano)