MILANO – David Sassoli sarebbe stato “una risorsa per il futuro della politica italiana e europea”. A dirlo è Romano Prodi, ex presidente della Commissione Ue, in un’intervista al quotidiano la Repubblica. Prodi ricorda che l’ultima cena insieme era stata a Bologna lo scorso autunno, on il compagno di liceo e amico di sempre, il cardinale Matteo Zuppi. “In modo profondo, ci univa un comune sentire. Ci parlavamo spesso, ci ‘confessavamo’ sull’Europa. Quando è stato meglio, dopo la polmonite, sotto Natale, ci siamo accordati per la chiusura di un ciclo di conferenze, in febbraio. Nessuno pensava che potesse succedere una tragedia simile. È perfetto, per ricordarlo, il passo del Vangelo: ‘I miti possiederanno la terra’. La mitezza non è debolezza, era invece la sua grande forza. Con essa, David ha convinto tutti della bontà delle sue idee”. “La sua grande forza era la mitezza. Credeva che l’Europa si fonda sulla riconciliazione non solo dei vertici ma delle persone”, ritiene l’intervistato.
Prodi risponde poi a una domanda sulla decisione di Sassoli di fare un passo indietro sulla ricandidatura al Parlamento europeo: “Abbiamo parlato molto di questo, la situazione era singolare. La sua presidenza era stata talmente conciliatrice che un numero di persone non piccolo pensava valesse la pena rompere la tradizione che vede l’alternanza, alla presidenza del Parlamento, tra socialisti e democristiani. Sarebbe rimasto volentieri, ma mi disse: ‘Lo farò solo se ci sarà unanimità, non voglio portare nessuna rottura, non voglio una battaglia che rompa gli schemi e gli accordi che reggono il filo della solidarietà europea’. Ma non vi era nelle sue parole, posso assicurarlo, nessuna amarezza”. Quanto al Next Generation Eu il professore dice: “Sassoli ha portato con sé, al Parlamento Europeo, proprio questa formazione politica. Il Recovery Plan era per lui una via intrapresa da cui non sarà possibile tornare indietro: la solidarietà europea non come un episodio, o una parentesi, ma come l’inizio di una svolta verso una via nuova per l’Europa. Facevamo lunghe discussioni su questo, sulla doverosa presa di coscienza da parte dell’Europa di un cambiamento destinato durare nel tempo. E le ultime parole che ci siamo detti, con il suo tono pieno di volontà e di fiducia, sono state: ‘Vedi che ce la facciamo’”.
(LaPresse)