SAN GENNARO VESUVIANO – Scacco al clan Fabbrocino: arrestati in 6, tra cui l’attuale reggente della storica cosca dell’area vesuviana-nolana. Ieri mattina, gli agenti della Polizia di Stato hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale di Napoli Fabio Lombardo su richiesta del sostituto procuratore della Dda Giuseppe Visone,nei confronti di Mario Fabbrocino, Michele La Marca, Antonio Iovino, Luigi Gargiulo, Gerardo Nunziata e Giuseppe Viana. Sono gravemente indiziati, a vario titolo, di appartenere al clan Fabbrocino. A capo del sodalizio, secondo gli inquirenti, ci sarebbe il 67enne Mario Fabbrocino conosciuto anche come maruzza, cugino dell’omonimo fondatore della cosca, detto o gravunaro (carbonaio) arrestato nel 2005 e morto nel carcere di Parma il 23 aprile del 2019 a 76 anni. Fin dalla sua carcerazione, secondo gli investigatori, lo ‘scettro’ della cosca sarebbe stato per l’appunto raccolto dal cugino. Il clan – attesta la Dda – avrebbe continuato a esercitare il proprio potere sull’area nolana-vesuviana anche dopo l’arresto di o gravunaro, avvenuta nel 2005 attraverso le estorsioni alle imprese e un’ampia disponibilità di armi. Nello specifico, viene contestata a Luigi Gargiulo e Giuseppe Viana una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso che si sarebbe consumata il 26 settembre del 2019 presso un cantiere edile a San Gennaro Vesuviano, ai danni di una ditta che si era occupata di alcuni lavori stradali in via Nola. Vengono poi contestati ad Antonio Iovino e a Gerardo Nunziata i reati di detenzione di armi comuni da sparo e armi da guerra con l’aggravante del metodo mafioso. I due avrebbero infatti conservato per conto del clan Fabbrocino diverse armi nel maggio del 2020, così come ha documentato la Direzione distrettuale antimafia. Il clan dei Fabbrocino – attestano i report della Dia, la Direzione investigativa antimafia – si caratterizza da sempre per una forte vocazione imprenditoriale. Un’influenza che riuscirebbe a esercitare anche nel campo delle istituzioni e della pubblica amministrazione. Ingerenze tali da provocare per ben due volte nell’arco di appena 30 anni tre commissariamenti del Comune di San Giuseppe Vesuviano per infiltrazioni della criminalità organizzata. Il primo è avvenuto nel 1993, il secondo nel 2009 e l’ultimo appena un anno fa. La commissione d’accesso nominata dal Prefetto di Napoli ha documentato “l’esistenza di numerosi vincoli di parentela nonché frequentazioni e cointeressenze di taluni neo-eletti consiglieri comunali con esponenti di spicco del clan” si legge in una relazione della Dia. Nei prossimi giorni, si svolgeranno gli interrogatori di garanzia in cui gli indagati potranno fornire la propria versione dei fatti al giudice per le indagini preliminari. L’interrogatorio di Gerardo Nunziata si svolgerà martedì mattina. L’uomo è difeso dagli avvocati Antonio Tomeo e Luca Capasso. E’ giusto ricordare che i sei uomini coinvolti nell’inchiesta sono destinatari di misure cautelari disposte in sede di indagini preliminari, verso le quali sono ammessi mezzi di impugnazione. Inoltre, in quanto indagati, sono innocenti fino a sentenza definitiva o passata in giudicato.
Un’egemonia incontrastata negli anni
Un’egemonia incontrastata. Da più di 40 anni, il clan Fabbrocino riveste un ruolo egemonico nelle attività criminali e illecite. La cosca risulta attiva fin dai primissimi anni ‘80. Il principale referente è stato il boss Mario Fabbrocino o gravunaro ma come attesta la Dda, dopo la sua carcerazione e la sua morte, il clan non avrebbe subito contrazioni e avrebbe mantenuto intatto il proprio ruolo egemonico nell’area nolana-vesuviana, in particolare nei comuni di San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Ottaviano, Terzigno e Poggiomarino. Nonostante le sanguinose guerre di camorra e le inchieste giudiziarie, i Fabbrocino hanno resistito nel tempo e mantenuto un ruolo di primo piano nel mondo criminale, riuscendo addirittura ad espandersi in altre province e regioni italiane, dal Cilento alla Lombardia, e ad allacciare rapporti e alleanze con potenti ‘ndrine calabresi come i Pesce-Bellocco di Gioia Tauro.
Sono stati inoltre una delle principali famiglie che hanno composto il sodalizio noto come Nuova Famiglia che tra gli anni ‘70 e ‘80 fu protagonista di una sanguinosissima guerra contro la Nco, la nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Una forza rimasta intatta negli anni, anche se non direttamente in alcuni settori, il clan sarebbe sempre a capo delle attività illecite attraverso altre articolazioni della cosca.
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