CASAL DI PRINCIPE – Condannati i fratelli Mario e Sara Borrata, ma non per corruzione. Hanno incassato rispettivamente 2 anni e 6 mesi e un anno e 8 mesi per ricettazione di schede e telefonini fatti entrare clandestinamente nel carcere. A emettere il verdetto è stato il tribunale di S. Maria Capua Vetere.
L’inchiesta che ha trascinato i fratelli di Casal di Principe a processo, difesi dall’avvocato Angelo Raucci, aveva coinvolto anche l’ex garante dei detenuti, Emanuele Belcuore, che ha patteggiato. Stando alla tesi della Procura di Santa Maria Capua Vetere, la Belcuore, tra il 2022 e la prima parte del 2023, avrebbe fatto favori a Mario Borrata, detenuto nella casa circondariale sammaritana ‘Francesco Uccella’ per omicidio, in cambio di soldi e altre utilità che le sarebbero state date da Sonia Borrata, titolare di un negozio di abbigliamento a Casal di Principe.
Per questa accusa, l’ex garante ha trovato un accordo con la Procura, approvato dal Tribunale, a un anno e 10 mesi (pena sospesa). Una scelta processuale che stessa la Belcuore, difesa dall’avvocato Claudio Sgambato, spiegò: “Ho accettato di patteggiare a malincuore, non per ammissione di colpa, ma perché era l’unico modo per chiudere in fretta una pagina dolorosa della mia vita e tornare al più presto alla mia attività professionale”. La sentenza che ha interessato i Borrata, giudicati con rito abbreviato, però, potrebbe riaprire quella pagina. È possibile che l’ex garante chiederà la revisione per contrasto di giudicati, poiché il reato di corruzione è a concorso necessario. Insomma, un processo ha ritenuto i Borrata non colpevoli di corruzione (i presunti corruttori) e quello del patteggiamento ha ritenuto colpevole la garante (corrotta), e questo (qualora la sentenza per i Borrata dovesse passare in giudicato) determinerà inevitabilmente un cortocircuito.
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