Nervi tesi tra ministro e magistratura. Il commento di Matteo Salvini (CLICCA QUI) dedicato agli atti del tribunale di Catania (sezione reati ministeriali) non è piaciuto all’Anm. I giudici, non concordando con la richiesta di archiviazione della procura, hanno deciso di chiedere al Senato di processare il capo del Viminale. “Torno ad essere indagato per sequestro aggravato di persone e di minori – aveva detto oggi il leghista in una diretta Facebook. – Rischio dai 3 ai 15 anni di galera, manco fossi uno spacciatore o uno stupratore, perché osai, secondo questi giudici del tribunale di Catanai, bloccare lo sbarco questa estate dei 177 migranti sulla nave Diciotti”.
Ha letto gli atti e si è difeso citando la Costituzione: “Io ci ho giurato sopra. E recita: la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino, soprattutto se ministro. La difesa dei confini, delle regole, della democrazia. Per qualcuno no. Per qualcuno un ministro che blocca gli sbarchi deve finire in galera”.
“Le dichiarazioni odierne del ministro dell’Interno, a commento della decisione del tribunale dei Ministri di Catania – ha affermato l’Anm in una nota – risultano irrispettose verso i colleghi nei toni di derisione utilizzati e nei contenuti, anche laddove fanno un parallelismo tra i tempi di redazione di un provvedimento giurisdizionale, come noto previsti dalla legge, e il funzionamento di un’azienda privata. Il rischio di una delegittimazione della magistratura, il cui operato viene fatto nel rispetto delle leggi dello Stato, è alto e va assolutamente evitato”