ROMA – Rivoluzione nel mondo della scuola. Scuole come uffici pubblici. Con il personale amministrativo, compresi i presidi (ma non i professori), che dovrà sottoporsi al controllo delle impronte digitali per verificare la propria presenza in servizio.
Scuola, impronte digitali per i presidi
La norma contenuta nel Decreto Concretezza, che ha incassato l’ok della Camera ed è in Senato per la seconda lettura, fa infuriare i dirigenti scolastici. Ma secondo la ministra della P.a., Giulia Bongiorno, le critiche sono fuorvianti e si basano su una lettura sbagliata: “L’applicazione dei sistemi di controllo al personale dirigenziale è finalizzata non a rilevare il rispetto dell’orario di lavoro, ma a rendere più trasparente la loro presenza in servizio, che è opportuno attestare anche per ragioni di sicurezza dei locali presso cui svolgono la loro attività”, precisa.
Dl Concretezza, cosa prevede la norma
Per la titolare alla P.a. i controlli biometrici non sono una misura punitiva, ma una richiesta avanzata dai dipendenti pubblici che svolgono il proprio lavoro con scrupolo. Nessun obbligo di un orario settimanale, giura, ma l’“utilizzo di strumenti di identificazione tecnologicamente avanzati”.
Le proteste dell’Associazione nazionale presidi
L’Associazione nazionale presidi, però, non ci sta e sale sulle barricate. In una lunga lettera indirizzata ai due vicepremier, il presidente Antonello Giannelli bolla l’iniziativa come inutile e punitiva. “Quali miglioramenti vi attendete se quella disposizione sarà convertita in legge?”, domanda. “In cosa migliorerà la Pubblica Amministrazione? Sarà forse più vicina alle esigenze dei cittadini, con dei dirigenti sviliti da forme di controllo superflue e irrilevanti?”.
Si chiede l’eliminazione della misura
La richiesta è di far emendare il testo eliminando la misura “inutilmente vessatoria nei confronti dei dirigenti pubblici, fedeli servitori dello Stato”. La scuola è autonoma perché il preside “non sia un burocrate, ma un leader educativo”, spiega a LaPresse Lidia Cangemi, dirigente scolastico del Liceo Scientifico statale John Fitzgerald Kennedy di Roma.
Il contratto dei dirigenti scolastici
Il contratto dei presidi non prevede un orario, ma degli obiettivi da raggiungere. Diversamente, sostiene Cangemi, si andrebbe “in palese discrasia” rispetto al ruolo, che si svolge in parte nella scuola e in gran parte fuori dall’istituto: “Per tenere la scuola al passo con quello che serve, bisogna inserirla in un territorio. È una professione a 360 gradi, nel tempo e nello spazio e non può essere confinata. È un lavoro di rappresentanza e non da scrivania”.
(LaPresse/di Maria Elena Ribezzo)