Il Fondo monetario internazionale ammonisce ancora l’Italia: “Non torni indietro sulle riforme”

La giornata di venerdì ha visto intervenire a Washington anche il presidente della Bce, Mario Draghi, che nel suo discorso ha fatto il punto sulla situazione dell'eurozona

(Photo by SAUL LOEB / AFP)

MILANO – Pur senza calcare la mano, il Fondo monetario internazionale fa sentire ancora la sua voce riguardo alle problematiche italiane. Le sfide “più immediate” che il paese si trova ad affrontare, afferma in conferenza stampa al meeting di primavera in corso a Washington il direttore del Dipartimento Europeo del Fmi, Poul Thomsen, sono “la crescita di un debito già alto” e “un margine di bilancio ridotto”.

Bassissime prospettive di crescita

Parole che si accompagnano alle cifre già presentate martedì in occasione della presentazione del nuovo World Economic Outlook. Nel quale le prospettive di crescita dell’economia tricolore sono ridotte allo 0,1% per il 2019. Mezzo punto di percentuale in meno rispetto a quanto stimato pochi mesi fa, in gennaio.

Occorre puntare sulle riforme strutturali

Rispetto all’azione di governo, l’economista si mantiene tutto sommato cauto, pur non nascondendo qualche preoccupazione. Thomsen premette che il Dipartimento Europeo si trova d’accordo con Roma nel vedere nell’implementazione di riforme strutturali per superare la bassa produttività e l’alta disoccupazione una “sfida generale” che si pone di fronte all’Italia. Ma, appunto, le sfide “più immediate” sono altre: quelle legate all’indebitamento.

Il Fondo monetario internazionale ammonisce l’Italia

Interrogato rispetto a quali siano le misure che l’Fmi si attende, è poi netto. “Prima di parlare di quello che l’Italia dovrebbe fare per migliorare la sua situazione fiscale, assicuriamoci che non torni indietro in una serie di aree”. In particolare, l’invito è a non indietreggiare rispetto alla riforma delle pensioni.

Forti perplessità sulle riforme fiscali

“Forti riserve” sono invece presenti rispetto ad alcune proposte di riforma fiscale, spiega, mentre “sulla flat tax non abbiamo abbastanza informazioni”. Sul fronte banche, infine, Thomsen mette in luce i progressi fatti per quanto riguarda lo smaltimento delle sofferenze. Indicando come obiettivo quello di “ridurre l’esposizione nel lungo termine al debito sovrano, in alcuni casi”.

L’intervento di Draghi

La giornata di venerdì ha visto intervenire a Washington anche il presidente della Bce, Mario Draghi, che nel suo discorso ha fatto il punto sulla situazione dell’eurozona, sottoposta a “venti contrari esterni” crescenti. Quelli dati dalle tensioni commerciali, dal rallentamento dell’industria globale e da una svolta nel ciclo tecnologico. Minacce alle quali Draghi oppone il bisogno di “cooperazione multilaterale”, sottolineando come “mantenersi aperti” sia cruciale in questa fase, se si vuole che l’economia globale prosperi.

La situazione dell’eurozona

Una considerazione che a livello europeo si traduce anche nell’ennesimo invito a rafforzare l’Unione economica e monetaria. A parlare dei rischi che sono invece interni all’area euro è il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. Sempre dalla capitale statunitense, il ministro mette in guardia rispetto a una mancanza di solidarietà e a divergenze tra gli Stati membri che potrebbero portare alla scomparsa del progetto della moneta comune.

(AWE/LaPresse/di Marco Valsecchi)

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