Sea Eye, sì allo sbarco di mamme e bimbi. Salvini: “Si rifiutano di scendere”

Poco prima le aperture del ministro tedesco Seehofer avevano fatto sperare in una soluzione positiva della querelle

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

MILANO – Niente sbarco, nemmeno per mamme e bambini a bordo della Alan Kurdi. E nessun cambio di rotta da parte del Viminale. La nave della Ong tedesca Sea Eye, con a bordo 64 migranti, non può entrare nelle acque territoriali italiane. In caso contrario rischierebbe di essere considerata “non inoffensiva” e costituire una “minaccia” all’ordine e “alla sicurezza dello Stato”. Sono queste le indicazioni diffuse dal ministero dell’Interno, che ha diramato una direttiva per presidiare il tratto di mare di fronte a Lampedusa. Dove la nave sta navigando a zig- zag da ore, tenendosi a 15-20 miglia dalla costa in attesa di poter attraccare.

Migranti, la linea dura di Salvini

Via libera che il ministro Matteo Salvini non sembra intenzionato a concedere. “Altre vite messe a rischio da una Ong straniera”, ripete da due giorni il titolare del Viminale. Da quando cioè la Alan Kurdi ha salvato i naufraghi al largo della Libia e ha puntato la prua verso l’Italia. Unica eccezione per due bambini di 11 mesi e 6 anni con le loro mamme e una gestante, che nel pomeriggio dovevano essere prelevati in acque internazionali da una una motovedetta della capitaneria di porto e scortati fino a Lampedusa.

Sbarco, no alla divisione delle famiglie

Per tutti gli altri migranti, invece, da Berlino erano arrivati segnali di apertura e il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer si era impegnato a “contribuire alla loro assistenza”. Nell’attesa, però, i naufraghi sarebbero dovuti restare a bordo della nave in attesa di conoscere la loro destinazione. Una soluzione che non ha convinto le mamme che si sono opposte a un trasferimento sull’isola. Immediata la replica di Salvini, che ha fatto sapere che se le passeggere della Alan Kurdi si rifiutavano “di scendere” a terra non ci restava “che augurar loro buon viaggio verso Berlino”. Indignata la risposta della Sea Watch e di altre Ong, che hanno accusato in vicepremier di voler dividere le famiglie.

La crisi nel Mediterraneo è lontana dalla risoluzione

Poco prima le aperture del ministro tedesco dell’Interno avevano fatto sperare in una soluzione positiva della querelle. Seehofer aveva sottolineato però che la Germania non va considerata l’unica responsabile del destino dei 64 migranti a bordo della nave della ong tedesca. L’accoglienza “deve essere un’azione comunitaria”, ha detto, definendo “fastidioso” il fatto che a livello europeo finora non si sia arrivati a una soluzione a lungo termine sulla spartizione dei richiedenti asilo salvati in mare.

Sea Eye, braccio di ferro tra Italia e Germania

“Siamo ancora a miglia di distanza da una soluzione europea – ha aggiunto – La Commissione dovrebbe essere molto, molto più attiva”. La Commissione Europea, poi, dovrebbe assumere il coordinamento della vicenda affinché la Alan Kurdi possa trovare il prima possibile un “porto sicuro”, ha aggiunto un portavoce.

Mediterraneo, crocevia di morte

Nel frattempo la Ong Sea Eye si è messa in contatto con il ministero degli Esteri tedesco. Due giorni fa, oltre 260 tra Ong, associazioni di volontariato e enti benefici hanno scritto una lettera alla cancelliera Angela Merkel chiedendo l’impegno europeo sulla questione dei soccorsi dei migranti in mare. Affermando che è “scandaloso” accettare che vi siano migliaia di vittime nel Mediterraneo.

(LaPresse/di Benedetta Dalla Rovere)

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