Omicidio Murazzi, la Corte d’Appello denuncia la carenza di personale

Parole, quelle del magistrato, che tradiscono un tono affranto, dopo le accuse rivolte in queste ore all'autorità giudiziaria per non aver fermato Said prima che uccidesse Leo

Arresto
©Orlando/Lapresse

MILANO“Tutti dobbiamo mettercela tutta per migliorare. Perché cose del genere non capitino più”. E’ un’ assicurazione, ma anche il tentativo di spiegare cosa non abbia funzionato, quello del presidente della Corte d’Appello di Torino Edoardo Barelli Innocenti. Spiegare perché il 27enne Said Mechaquat, reo confesso dell’omicidio del trentenne Stefano Leo ai Murazzi del Po il 23 febbraio scorso a Torino, quel giorno fosse ancora libero e non in carcere.

Murazzi, un omicidio che si poteva evitare

Parole che tradiscono un tono affranto quelle del magistrato, dopo le accuse rivolte in queste ore all’autorità giudiziaria per non aver fermato Said prima che uccidesse Leo sgozzandolo. E dopo che l’ispettorato del ministero della Giustizia si è attivato, come ha reso noto il Guardasigilli Alfonso Bonafede “perché capire come possa essere accaduto è importantissimo, e il segnale più evidente è il fatto che stamani abbiamo iniziato i nostri accertamenti”.

Said era ancora libero nonostante la condanna

Mechaout aveva infatti sulle spalle una condanna a un anno e sei mesi per maltrattamenti all’ex compagna ma per un ritardo nella trasmissione degli atti con l’ordine di carcerazione era ancora libero. La risposta di Barelli è “andiamo a scavare, guardiamo perché. E’ solo colpa nostra? Se e quando verrà un ispettore, venga a vedere in che condizioni siamo, nella cancelleria con la carenza di personale. C’è una mole di lavoro raddoppiata”.

Corte d’Appello, la denuncia del presidente

“Siamo qui prima ancora che magistrati come esseri umani e credetemi che il mio pensiero va ai parenti di Stefano Leo, a cui non solo faccio le condoglianze, ma partecipo al dolore e al cordoglio”, tiene a sottolineare Barelli.

Carenza di personale

E parla del carico di lavoro e della carenza di personale anche nelle cancellerie che affligge le sezioni penali di secondo grado, sottolineando che i magistrati non hanno sbagliato, rispettando i tempi del procedimento.

La sentenza è stata notificata con ritardo

La sentenza definitiva avrebbe dovuto essere notificata il 9 maggio all’ufficio esecuzioni della Procura. Ma c’era un arretrato di mille fascicoli e per i cancellieri l’indicazione sarebbe stata dare la priorità ai procedimenti con condanne oltre i tre anni. Invece Said aveva avuto nel 2016 una condanna a 18 mesi di carcere, senza sospensione condizionale della pena.

(LaPresse/di Laura Carcano)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome