ROMA – Un nuovo caso Sea Watch. L’imbarcazione Ong con a bordo 47 migranti al largo di Lampedusa ha oltrepassato il limite delle acque territoriali dell’Italia, infrangendo il divieto imposto da Matteo Salvini di entrare in acque italiane. La comunicazione era stata diramata poche ore prima dal comandante della nave via radio direttamente all’autorità portuale. Contestualmente era arrivata la diffida della Guardia di finanza, formalmente notificata ieri. Dal porto di Lampedusa sono partite due motovedette che cercheranno di convincere l’equipaggio della Sea Watch 3 a non avvicinarsi alle coste dell’isola siciliana.
“Le condizioni umanitarie superano le valutazioni del diniego a sbarcare”
“Il nostro comandante è stato in costante contatto con la guardia costiera e ha annunciato la volontà di entrare in acque territoriali italiani e dirigersi verso il porto di Lampedusa, ha anche chiesto la revoca del diniego di ingresso impostogli ieri mattina e questo per via delle condizioni umanitarie a bordo che, stando alle valutazioni, supererebbero le valutazioni addotte nel diniego“, afferma Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch. Poi la replica del ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Abbiamo fatto sbarcare malati e bambini, ma resta il divieto assoluto alla Sea Watch3 di entrare nelle nostre acque territoriali. Non cambiamo idea: porti chiusi per chi non rispetta le leggi, mette in pericolo delle vite, minaccia. Una Ong, peraltro straniera, non può decidere chi entra in Italia”.
Dalla Sea Watch: “Alcuni migranti hanno l’intenzione di suicidarsi”
La situazione è e resta complessa. “Abbiamo deciso di entrare nelle acque territoriali e fatto rotta verso Lampedusa in considerazione dell’aggravamento delle condizioni a bordo, dove alcuni migranti hanno manifestato anche l’intenzione di suicidarsi“, ha affermato la portavoce di Sea Watch. “Prima di procedere siamo stati in contatto con la Guardia costiera informandoli della condizioni umanitaria e delle nostre intenzioni – afferma Linardi – e abbiamo contestualmente inviato una richiesta di revoca del diniego di entrare nelle acque territoriali. Nessuna intenzione di violare le regole che abbiamo rispettato, ma le condizioni sono mutate e la nostra scelta è diventata obbligata: a giudizio anche del comandante la situazione venutasi a creare supera le motivazioni del diniego”.
Salvini: “I porti restano chiusi. Chi non è d’accordo è complice dei trafficanti”
Ma Salvini ribadisce, “i porti restano chiusi“. Dal Viminale fanno sapere che “il ministero dell’Interno si è già pronunciato: ha considerato la Sea Watch3 ‘non inoffensiva’ a norme di quelle stesse convenzioni internazionali che vengono spesso invocate, anche a sproposito. Il Viminale ha diffidato la SeaWatch3 a entrare nelle acque italiane. Il ministero dell’Interno non cambia idea e non autorizza lo sbarco. Se qualcuno non è d’accordo si prenda la responsabilità pubblica di dirlo e di autorizzarlo. Li consideriamo complici dei trafficanti: abbiamo buoni motivi per pensarlo e per dirlo“.