Sea Watch, pm: Rackete non agì in stato necessità. Salvini: fuorilegge

Le accuse contestate dalla procura di Agrigento sono rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e navigazione in zone vietate

 Per la procura di Agrigento Carola Rackete non ha agito in stato di necessità. E’ durato tre ore l’interrogatorio di convalida della comandante della Sea Watch 3 arrestata dopo aver forzato il blocco che impediva lo sbarco dei 42 migranti salvati dalla ong 17 giorni prima. Le accuse contestate dalla procura di Agrigento sono rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e navigazione in zone vietate. Per la ragazza, tedesca di 31 anni, il procuratore Luigi Patronaggio ha chiesto il divieto di dimora nella provincia siciliana, specificando che la misura è idonea a salvaguardare eventuali esigenze cautelari: “Abbiamo ritenuto che non si trattasse di uno stato di necessità – spiega – perché la nave aveva ricevuto nei giorni precedenti assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità marittime e militari per ogni assistenza”. Secondo il pm la capitana non era obbligata a entrare nel porto di Lampedusa violando l’alt intimato dalla Guardia di finanza, e descrive la manovra incriminata “un atto volontario con i motori laterali che ha provocato lo schiacciamento della motovedetta verso la banchina, condotto con coscienza e volontà”. Parole che, per il ministro dell’Interno Matteo Salvini, “sono chiarissime: la fuorilegge tedesca merita il carcere”. E poi: “siamo comunque pronti ad espellere la ricca fuorilegge tedesca”. La decisione del gip Vella su Rackete, ai domiciliari, è slittata a martedì.

Dreads raccolti in una lunga coda, scarpe da ginnastica e sguardo composto: Carola è arrivata a Porto Empedocle a bordo della motovedetta della Gdf che l’ha trasportata da Lampedusa per essere interrogata. “Stanca, frastornata, determinata e bellissima”, per citare la ong, ad attenderla c’era un gruppetto di manifestanti che l’ha applaudita. Lei ha contraccambiato con un saluto alzando il braccio e ha stretto la mano al dirigente delle fiamme gialle che l’ha fatta salire su una macchina di servizio in direzione tribunale. Davanti al giudice per le indagini preliminari Rackete ha risposto a tutte le domande e si è difesa: “La situazione a bordo era drammatica, ho agito in stato di necessità. Non era mia intenzione colpire la motovedetta della guardia di finanza, credevo si spostasse”. L’avvocato di Rackete, Lorenzo Gamberini, è positivo: “Non credo che sarà espulsa in questa fase. Il ministro Salvini dovrà per un po’ trattenere le sue ire. La decisione di attraccare era fondata su una degenerazione sulla nave, lo dicono i report medici e non un’impressione di Carola. La notte precedente anche i parlamentari a bordo erano stati chiamati per fare dei turni e controllare che non ci fossero episodi di autolesionismo, tentativi di suicidio e che nessuno si buttasse in acqua”. Per il legale la motovedetta della guardia di finanza, interponendosi tra la Sea Watch 3 e il molo, “ha voluto ostacolare l’attracco”. La comandante, aggiunge Gamberini, “ha iniziato la manovra, poi ha aspettato. E’ andata a vedere come evitare l’urto per non fare male a nessuno, è scesa dal ponte, ha fatto retromarcia e non si è accorta neanche di averla toccata. La manovra l’ha completata quando i militari hanno messo in moto, slacciato le cime e messo in evidenza che se ne stavano andando”.

Fuori dal palazzo di giustizia cittadini e attivisti hanno accolto la comandante con cartelli e striscioni: anche “Standing by your side Carola”, dalla canzone di Celin Dion ‘Siamo al tuo fianco’. In rete ha sollevato indignazione la diffusione dell’immagine di Carola Rackete ritratta mentre viene fotosegnalata dalla polizia di Lampedusa. Il sospetto è che sia filtrata la fotografia, messa in rete da un utente su un social russo (vk.ru”http://vk.ru/)” e poi rilanciata da numerosi utenti di ultra destra con insulti. Per chiarire l’accaduto la questura di Agrigento ha chiesto di aprire un’indagine interna.

(LaPresse)

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