di Elisabetta Graziani
ROMA (LaPresse) – L’ex segretario è tornato. Un Matteo Renzi in grande spolvero, ruba la scena nell’aula del Senato per ribadire un concetto. Il Pd è “un’altra cosa” rispetto al governo giallo verde. Al richiamo del premier Conte a un’opposizione responsabile, Renzi replica assicurando che il Pd, pur non votando la fiducia avrà rispetto del presidente del Consiglio fuori e dentro l’aula. “Noi non saliremo sui banchi, non occuperemo le aule, non insulteremo”, elenca. Chi ha orecchi per intendere, intenda.
Poco più di dieci minuti di intervento con un’esegesi di mezz’ora fra il Transatlantico e la buvette.
Luigi Di Maio e Matteo Salvini sono “due facce della stessa medaglia. Non considerate questo il pluralismo di domani”, ragiona con i suoi. Ancora: “Un premier non eletto, una ‘coalizione’ non votata. E’ un’operazione politica indifendibile, secondo i criteri dei Cinquestelle versione originaria”. Il messaggio di Renzi, come sempre, è rivolto a chi sta a casa, ai cittadini, agli elettori. “Noi potremmo fare a Cinquestelle e leghisti pelo e contro pelo. Così come loro hanno fatto con noi, ma noi siamo tutt’altro“. Si sfoga e cita la strumentalizzazione delle vicende giudiziarie di suo padre Tiziano. Ancora, del padre di Maria Elena Boschi o del figlio di Graziano Delrio.
“Ho cercato di non essere polemico”, dice commentando il suo intervento. Però tiene il punto: la Flat tax la fanno o no? E il reddito di cittadinanza? Servono 20 miliardi. Cinque miliardi per eliminare la legge Fornero sono una bazzeccola, sottolinea. E’ finito il tempo degli alibi, ribadisce il senatore di Scandicci. Ora “tocca a loro” governare e il Pd “non farà sconti”.
Per questo annuncia che il Pd chiederà la convocazione del ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Il tutto, al Copasir per la vicenda che riguarda lei e il marito.
L’ex segretario dei Dem, nutre più di un dubbio sulle coperture del contratto M5S-Lega. Ma non può non notare come i Cinquestelle abbiano tratto vantaggio dalle cose fatte proprio dai governi Pd.
“Sono stati bravissimi nel raccontare la storia, hanno costruito un vocabolario ex novo. Noi facciamo le cose e loro traggono vantaggi”, riconosce Renzi. E ammette che il capo della comunicazione pentastellata, Rocco Casalino, “ha fatto un capolavoro”.
Renzi, a cui è stata concessa la parola per un quarto d’ora, si concede un po’ di autoironia
“Ero abituato a parlare a ruota per 40 minuti. Avevo venti battute, ne posso fare una soltanto”. Quale? “Quando Luigi Di Maio dice di fare la storia, forse si riferisce alla storia su Instagram”. Ma nel discorso ufficiale pronunciato di fronte ai senatori, Renzi si permette soltanto due appunti diretti ai due vicepremier. Un richiamo a Salvini per le imprudenti parole sulla Tunisia. “Stia attento. Non è più soltanto un leader politico. E’ vicepresidente del Consiglio. Ora è responsabile della sicurezza di tutti noi. Parli da padre, sapendo che i figli ci ascoltano”.
In Transatlantico poi Renzi ricorda come per l’Italia sia importante tutelare la democrazia in Tunisia. E di questo potrebbero aver ragionato il senatore di Firenze e il segretario leghista nel fitto colloquio avuto dietro l’aula di Palazzo Madama, dopo il discorso del premier Giuseppe Conte. A Di Maio, Renzi riserva un appunto politico: “Lo Stato siamo noi, dice Di Maio? Lei non è lo Stato, vicepresidente. Voi siete il potere, l’establishment. Ora non avete più alibi per non fare le cose”.
Malumori poi nel Pd per il passaggio finale del discorso del premier Giuseppe Conte sul ruolo dell’opposizione.
“Il presidente del Consiglio ha fatto passare come concessioni delle prerogative delle opposizioni. Ha detto che il governo sarà presente nelle commissioni e nelle interpellanze urgenti. Ha detto in che modo dovremmo fare opposizione. Dimenticandosi di come hanno fatto opposizione i Cinquestelle e la Lega, le forze che lui rappresenta. Si è dimenticato che il sindacato ispettivo è prerogativa dei parlamentari”, dice una senatrice Dem.
Francesco Verducci è stato tra i primi a replicare dai banchi del Pd al premier. “Ha alzato il dito – spiega – dicendoci che non si fa così e pretendendo di spiegarci come si fa opposizione, facendo passare dei diritti come sue concessioni”. E’ dovuto intervenire Matteo Renzi a placare gli animi. Di “gentile concessione all’opposizione” parla anche il vicepresidente della Camera Ettore Rosato. E, a Montecitorio, i deputati hanno sospeso l’assemblea del gruppo, per sintonizzarsi via cellulare con la diretta web della seduta del Senato, al momento del discorso di Renzi. Mentre, sempre alla Camera, il discorso del premier Conte è stato definito da Delrio e Guerini “generico. Fintamente rassicurante e ambiguo”.