Bari, sotto chiave la sede di CasaPound: 28 indagati per riorganizzazione del partito fascista

L'inchiesta a seguito dell'aggressione dello scorso 21 settembre subita dai partecipanti al corteo antirazzista.

BARI – Riorganizzazione del partito fascista e manifestazione fascista. Sono i reati contestati dalla procura di Bari ai militanti di CasaPound che lo scorso 21 settembre aggredirono alcuni partecipanti al corteo antifascista e antirazzista. Tra questi ultimi rimase ferita anche l’europarlamentare Eleonora Forenza.

Un’aggressione premeditata

Tre persone rimasero ferite in quella azione con “sfollagente, manubri, manganelli” e portata avanti con “premeditazione”, secondo quanto ricostruito dagli agenti della Digos. L’indagine dei poliziotti, coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, ha anche fatto scattare il sequestro preventivo – disposto dal gip Marco Galesi – della sede del partito di estrema destra nel capoluogo pugliese. Nel corso delle perquisizioni sono stati ritrovati anche busti di Benito Mussolini, copie del Mein Kampf di Adolf Hitler e una bandiera della X Mas.

Le contestazioni

I magistrati contestano agli indagati di “aver partecipato a pubbliche riunioni”. Gli indagati avrebbero compiuto “manifestazioni usuali del disciolto partito fascista e di aver attuato il metodo squadrista come strumento di partecipazione politica”. Per i pm, insomma, fu un’aggressione fascista organizzata. I fatti si consumarono vicino alla sede di CasaPound in via Eritrea 29, nel quartiere Libertà. A restare ferite furono tre persone, tra le quali l’assistente della Forenza e Claudio Riccio di Sinistra Italia.

L’elenco degli indagati comprende 35 soggetti

Nell’inchiesta sono indagate 35 persone. Tra questi 28 militanti del movimento di estrema destra e sette antifascisti. Gli appartenenti a Casapound rispondono tutti di riorganizzazione del disciolto partito fascista e manifestazione fascista. Dieci di loro di aver materialmente compiuto l’aggressione. Mentre sette antifascisti sono accusati di violenza e minaccia a pubblico ufficiale.

La ricostruzione dei fatti del 21 settembre scorso

Stando alle indagini della Digos, la sera del 21 settembre dieci militanti di CasaPound, dinanzi alla sede di via Eritrea, “in esecuzione di un medesimo disegno criminoso giustificato dalla ideologia fascista” con “sfollagente, manubri da palestra, manganello telescopico, cintura dei pantaloni” e con premeditazione, hanno causato lesioni personali ad almeno quattro manifestanti. Dopo l’aggressione un gruppo di manifestanti antifascisti, compagni delle vittime, “avrebbero minacciato e colpito con calci, pugni e spintoni poliziotti e carabinieri intervenuti per sedare gli animi e contenere il tentativo di sfondamento del cordone”, hanno ricostruito i magistrati.

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