NAPOLI – (Mauro Mancuso) – Pressing sul segretario del Pd Enrico Letta: nessuna convergenza su Stefano Graziano da parte dei dem dell’area Orlando-Provenzano né di Base riformista che chiedono l’apertura di una trattativa su un nome diverso da quello proposto e appoggiato dal governatore Vincenzo De Luca e dal capogruppo in consiglio Mario Casillo. Ultimi giorni per trattare sul futuro segretario campano piddino, poi si andrà alla conta. E non è certo che alla prova dei numeri i deluchiani, seppur col placet del leader nazionale vincano. Ma nonostante questo rischio, ad oggi, Letta fa orecchie da mercante e sembra disinteressato a trattare. Il compito di eleggere il successore del dimissionario Leo Annunziata spetta all’assemblea regionale, ai 120 componenti eletti nel 2019 dovranno aggiungersene, per avere l’assemblea al completo, 105 in sostituzione di chi ha inserito nell’album dei ricordi la tessera del partito e questo rende la situazione meno controllabile ai capicorrente. E’ passato più di un mese dalle dimissioni di Annunziato e il quadro interno al Pd anziché chiarirsi si è ulteriormente opacizzato. All’inizio per i deluchiani l’elezione di Stefano Graziano a segretario sembrava facile come uno schiocco di dita perché ad opporsi sembrava ci fossero solo il deputato Umberto Del Basso De Caro, il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero e la componente della direzione nazionale Camilla Sgambato. I tre da soli non avrebbero il peso politico per far saltare il banco, ma uniti ai dem vicini al ministro Andrea Orlando all’ex ministro Giuseppe Provenzano, quelli vicini al ministro Dario Franceschini, i consiglieri regionali vicini al deputato Lello Topo come Loredana Raia, l’asse Massimiliano Manfredi–Bruna Fiola, sono riusciti a mettere in pause una partita che sembrava già scritta. E da giorni aspettano che Letta batta un colpo rispetto alla proposta di indicare un nome diverso da quello di Graziano su cui, stando a voci di palazzo, non avrebbero alcun problema a convergere. Le aree contrapposte non potranno giocare al gatto col topo a oltranza, i tempi stringono e se la situazione non si sbloccherà nei prossimi giorni, è probabile che Letta si assuma la responsabilità di commissariare il Pd campano. Da regolamento la proposta del segretario dovrà comunque trovare approvazione in direzione nazionale e quindi il leader dem non potrà che prendere in considerazione gli umori degli altri capicorrente. In alternativa, volendo evitare il commissariamento, si andrà allo scontro in assemblea regionale. Ma, sempre stando a voci interne al Pd, in quel caso non è escluso che i componenti dell’organismo partitico che fanno riferimento ai big ‘oppositori’ di Graziano, non si dimettano, Un’ipotesi, questa, che circola da diverso tempo, ma che sembrava azzardata fino a qualche giorno fa perché eventuali dimissioni rappresenterebbero uno smacco difficilmente digeribile da lettiani, deluchiani e casilliani. Che il ponte del 25 aprile sia servito a ‘liberare’ anche i piddini dalla gabbia del tatticismo? Le prossime ore saranno decisive per arrivare ad una svolta. Difficile, adesso, dare per scontato l’esito di una partita che, evidentemente, non è più solo campana e che inciderà sulle strategie future e sulle candidature per le Politiche del 2023.
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