NAPOLI – Nello showbiz è una star. Amato da conduttori, attori, modelle, tutti amici che si sono affrettati, lo scorso gennaio a dichiaragli piena solidarietà il giorno in cui una bomba danneggiò, per sbaglio, il suo locale. Ma nella sua lunga lista di amici, Gino Sorbillo non è riuscito a includere Selvaggia Lucarelli. Peccato per lui, ma per fortuna per noi, dal momento che la giornalista de “Il Fatto Quotidiano” rappresenta una delle pochissime voci che si sono opposte al coro di ciechi consensi messo su negli anni dall’amatissimo pizzaiolo di via Tribunali.
Gino Sorbillo e la pantomima della bomba: l’articolo di Selvaggia Lucarelli
In un articolo apparso sull’edizione di oggi de “Il Fatto Quotidiano”, Selvaggia Lucarelli torna sulla famosa intercettazione telefonica venuta alla luce nei giorni scorsi. In essa si apprende che Gino Sorbillo sapesse sin da subito che quella bomba esplosa nel suo locale non fosse indirizzata a lui. Un’occasione però troppo ghiotta per il popolare pizzaiolo, che decise di scavalcare la scomoda verità per fare un po’ di pubblicità in più al suo locale. Ingannando, di fatto, tutti coloro che si erano prodigati a dargli una mano per superare lo choc. Un atteggiamento non dissimile da quello usato negli anni nei confronti della sua numerosa famiglia, che ha man mano messo a tacere per portare, da solo, il marchio Sorbillo nel mondo.
La lotta del pizzaiolo contro l’esercito di cugini
La Lucarelli ricostruisce sapientemente tutti i passaggi che hanno portato Gino Sorbillo a diventare l’unico e solo Sorbillo, esclusa qualche rara e inevitabile eccezione. A parte la zia Esterina, arrivata in ordine cronologico prima di lui, tutti gli altri parenti del pizzaiolo (ben 21), ogni volta che provavano ad aprire una pizzeria che riportasse nell’insegna il cognome di famiglia, hanno incontrato la ferrea opposizione di Gino.
La lotta più “sanguinosa” portata avanti dal pizzaiolo delle star è stata quella contro suo cugino Luciano. A lui Gino, come informa la Lucarelli, tramite un’ordinanza cautelare ha vietato di utilizzare il marchio “Sorbillo” per la sua pizzeria. Stessa sorte è toccata anche alla cugina Carolina, che nel 2013 si permise di aprire a Salerno la pizzeria “Sorbillo di Carolina Sorbillo”.
La strenua difesa del marchio di famiglia
Gino Sorbillo difende dunque con le unghie e con i denti il suo prezioso marchio di famiglia, respingendo rabbiosamente chiunque provi a utilizzare il proprio legittimo cognome. Una severità e una disciplina appresa probabilmente durante il servizio di leva nei carabinieri. Non si arruolò mai, decidendo di intraprendere la carriera da pizzaiolo, ma dopo quel breve periodo nell’arma Gino iniziò lo stesso a raccontare a tutti la “bufala” di essere un ex militare.
Una battaglia portata avanti a suon di registrazioni al tribunale del marchio “Sorbillo” e di ordinanze di giudici, che dimostra come il simpatico pizzaiolo ami il suo cognome tanto quanto detesti la sua stessa famiglia.
